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Coronavirus, l'Istituto Superiore di Sanità conferma: "Apparente riduzione della letalità"

Il nuovo report dell'Iss: cala il numero dei decessi e si alza l'età media delle vittime. In Umbria lo 0,2% dei morti per Covid-19

Dati positivi per l'Italia e per l'Umbria in generale nel monitoraggio dell'epidemia da coronavirus, con la fase più acuta dell'emergenza che sembra essere superata. Un trend che trova conferma anche negli ultimi due rapporti dell'Istituto Superiore di Sanità.  

Dal primo documento (coni dati aggiornati al 9 giugno) si evince che l’età media dei casi diagnosticati più recentemente si è abbassata di almeno 6-7 anni rispetto al periodo precedente e questo anche aiuta a spiegare una riduzione del rischio di morte. Nell’analisi sono stati presi in considerazione circa 30mila decessi avvenuti prima del 4 maggio e più di 3mila dopo questa data. Per le donne l’età media è passata da 83.1 a 85.1 anni, mentre per gli uomini da 77.6 a 79.1. “L’età media della popolazione deceduta per COVID-19 va progressivamente aumentando dopo la metà di marzo - concludono gli autori -. Questo può essere legato a diversi fenomeni: migliore capacità di trattamento dell’infezione, migliore organizzazione sanitaria per contrastare l’epidemia soprattutto in una fase senza un sovraccarico delle strutture sanitarie dedicate alle persone con Covid-19, e anche all’esecuzione di un maggior numero di tamponi che nei mesi più recenti sono stati eseguiti anche in pazienti molto anziani e complessi (per esempio in RSA), in cui non sono stati eseguiti nelle prime fasi dell’epidemia (mese di marzo). Questo può aver determinato un aumento dell’età media dei deceduti diagnosticati”. 

In calo anche il numero dei decessi che - come hanno rilevato gli esperti del dipartimento di Malattie cardiovascolari, endocrino-metaboliche e invecchiamento e di quello di malattie Infettive - va progressivamente riducendosi dalla fine di marzo fino ai primi giorni di giugno. Questo dato riflette il basso numero dei diagnosticati dopo tale data, inoltre, nell’ultimo mese le regioni sono verosimilmente riuscite a diagnosticare casi meno gravi rispetto alla fase precedente e questo anche si riflette una "apparente riduzione della letalità".

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Nel secondo report (con i dati aggiornati all'11 giugno) si analizzano invece le caratteristiche dei pazienti positivi al Covid-19 deceduti, tra cui le patologie croniche preesistenti più comuni (diagnosticate prima di contrarre il coronavirus). Questo dato è stato ottenuto da 3438 deceduti per i quali è stato possibile analizzare le cartelle cliniche. Il numero medio di patologie osservate in questa popolazione è di 3,3 (mediana 3, Deviazione Standard 1,9). Complessivamente, 144 pazienti (4,2% del campione) presentavano 0 patologie, 505 (14,7%) presentavano 1 patologia, 738 (21,5%) presentavano 2 patologie e 2051 (59,7%) presentavano 3 o più patologie. Prima del ricovero in ospedale, il 23% dei pazienti deceduti SARS-CoV-2 positivi seguiva una terapia con ACEinibitori e il 16% una terapia con Sartani (bloccanti del recettore per l'angiotensina). Nelle donne (n=1137) il numero medio di patologie osservate è di 3,3 (mediana 3, Deviazione Standard 1,9); negli uomini (n=2301) il numero medio di patologie osservate è di 3,2 (mediana 3, Deviazione Standard 2,0).

Distribuzione geografica dei decessi*:

Lombardia 16349 (49,6%)
Emilia Romagna 4192 (12,7%)
Piemonte 2846 (8,6%)
Veneto 1964 (6%) 
Liguria 1547 (4,7%)
Toscana 1084 (3,3%)
Marche 940 (2,9%)
Lazio 772 (2,3%)
Puglia 530 (1,6%)
Trento 468 (1,4%)
Abruzzo 453 (1,4%)
Campania 365 (1,1%)
Friuli Venezia Giulia (341 1,0%)
Sicilia 295 (0,9%)
Bolzano 293 (0,9%)
Valle d'Aosta (144 0,4%)
Sardegna 131 (0,4%)
Calabria 96 (0,3%)
Umbria 76 (0,2%)
Basilicata (29 0,1%)
Molise 23 (0,1%)

(*L’analisi si basa su un campione di 32.938 pazienti deceduti e positivi all’infezione da SARS-CoV-2 in Italia)


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