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INVIATO CITTADINO Quella tela di Stefano Chiacchella, intrisa di cultura e ironia

Le ragioni per cui gridare al... capolavoro

Stefano Chiacchella con gli ultimi ritocchi al completamento dell'opera omaggio al Divin Pittore - Foto Sandro Allegrini

Quella tela di Stefano Chiacchella, intrisa di cultura e ironia. Ecco per i nostri lettori la facies finale dell’opera realizzata alla Fiera dell’Antiquariato di Assisi [AMAB] dal pittore pop caro a Sgarbi... e a tutti noi. 

INVIATO CITTADINO Prospettive Umbre d’Autore per omaggiare Pietro Perugino

Ne avevamo anticipato l’aspetto di work in progress. Suscitando vivo interesse e curiosità: sentimenti confermati da numerose condivisioni del relativo servizio di anteprima. 

Duplice omaggio a Pietro Perugino uscito dal pennello pop del grande Stefano Chiacchella

Ora proponiamo l’opera nella sua completezza, declinandone compiutamente il messaggio. Che, nell’omaggiare Pietro Perugino e il classico, si segnala per originalità e linguaggio di straordinaria modernità.

Innanzitutto, il titolo: “L’evoluzione dell’arte?”, enigmatica questione su cui è lecito cogliere un dubbio “amletico”, proposto alla solita maniera, arguta e provocatoria, del pittore castiglionese. Le cui realizzazione sono un mix di pittura, letteratura, citazione colta ed esiti suscettibili di letture stratificate.

Sia lecito adesso ritornare ai contenuti. Ricordando quanto da noi anticipato. Ossia, autocitandoci: “L’opera offre sulla sinistra un riferimento al San Sebastiano del Perugino, cui fa da contraltare una ‘Sebastiana’, procace e colpita da dardi simbolici (?). Con allusione alla seduttività femminile (corpo nudo e palestrato, alla maniera del Nostro), non meno che alla condizione della donna in una società che ne esalta l’immagine, ma anche la sfrutta, la umilia, la ‘martirizza’. Il santo straziato dalle frecce indossa mutande griffate, nella consueta chiave argutamente provocatoria di Chiacchella”.

E ancora: “La peruginità è iconizzata dal complesso architettonico perugino di San Domenico (in notturno) e dalla città natale (in diurno) con uno skyline di Città della Pieve: il tutto attraverso la vista di un’apertura architettonica. L’arte umbra è anche rappresentata da una citazione di Burri, presentata come un “dialogo possibile”.

Vale ora la pena di fare luce sull’allora citata incompletezza della parte in basso a destra, dove scrivevamo: “Chiacchella sta pensando di proporre un altro esponente di rango della pittura ‘nostra’”. Meglio sarebbe, a carte scoperte,  esplicitare con la definizione “dell’espressione artistica mondiale, tinta di peruginità”.

Infatti in questa campitura della tela sono riportate le lavagne di Beuys, in mostra permanente nel museo civico di Palazzo Della Penna, tempio della cultura perugina e “casa” del nostro amico assessore Leonardo Varasano.

In questo modo si chiude il cerchio. Perfettamente e in modo storico-artistico. È infatti impossibile non pensare al memorabile (e problematico) incontro tra Burri e Beuys alla Rocca Paolina del 3 aprile 1980.

In quella circostanza Beuys propose le celebri lavagne (Opera unica). Mentre Alberto Burri se ne stette, imbronciato (?), nella sua riservatezza “altotiberina”.

L’Inviato Cittadino può dire “io c’ero”. E c’era – non so se fisicamente o col cuore – anche Stefano Chiacchella. Che ci ricorda come la parola “progresso”, specie nel campo dell’arte, sia termine ambiguo, inutilizzabile. Perché, se è vero che “natura non facit saltus”,  ovvero tra le varie specie e tendenze non v'è un taglio netto e assoluto, ma vi è sempre qualcosa di intermedio. È altrettanto innegabile il fatto che lo sviluppo del processo artistico non è cronologicamente misurabile. E che l’arte procede un passo avanti e due indietro. Senza che si possa parlare di progresso e di regresso. Ma le chiavi espressive e interpretative, che pure si richiamano all’antico, possono rigenerarsi come l’Araba Fenice.

Il che rende immenso il valore di quest’opera di Chiacchella. Oggi in mano al Gallerista Emo Antinori Petrini. Alla cui porta saranno di certo numerosi i collezionisti a bussare. Per far propria una tela da contendersi all’arma bianca.


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