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Scomparso il professor Aldo Moretti, uomo di cultura, splendida figura di educatore

Maestro elementare e poi docente alla media Da Vinci di Elce. Stimato nella scuola da colleghi, dirigenti e amatissimo dagli studenti

Scomparso il professor Aldo Moretti, uomo di cultura, splendida figura di educatore. Stimato nella scuola da colleghi, dirigenti e, soprattutto, amatissimo dagli studenti.

Aldo era stato maestro elementare, condizione nel corso della quale aveva sempre coltivato l’aureo principio “maxima puero reverentia debetur”. Rispetto che aveva seguito con dedizione dazionale, ricevendone in cambio una considerazione e un affetto incondizionati.

Essendo laureato, aveva fatto il passaggio alla scuola media dove l’abbiamo avuto, per anni, come collega e amico alla Leonardo da Vinci dell’Elce.

Rigore e discrezione, nella vita pubblica e privata, hanno marcato i rapporti sociali e tutta l’esistenza di Aldo. Doti mai disgiunte da un acuto spirito di osservazione e da uno spiccato senso dell’ironia.

Un sorriso aperto, un fare educato, ma anche una dirittura morale ammirevole.

Sessantacinque anni di matrimonio con l’amata sposa Anna Maria sono stati condotti nel segno dell’amore e della condivisione. Momenti di vita marcati dall’arrivo del figlio Antonio, seguito con amorevole sollecitudine nella crescita umana e culturale. Poi la nascita delle due dilette nipoti Alessia e Laura, gioielli della famiglia.

Ho incontrato spesso Aldo all’Elce, dove entrambi risiedevamo, e non è mai mancata una battuta, un motto, un saluto affettuoso.

Ricordo di Aldo la sollecitudine con cui mi piombò in classe per annunciarmi che, col suo pensionamento, avrei conservato il posto. Poteva farne a meno, ma si preoccupò che avessi a turbarmi. Animo gentile di persona sensibile ai problemi dei colleghi.

Potrei raccontare le occasioni conviviali, le delicatezze, le battute argute e garbate. Ma anche la consapevolezza e l’orgoglio dell’educatore che si spende per i suoi ragazzi. Ricordo che Aldo non “rubò” mai un minuto di ricreazione ai suoi alunni. Era preciso in tutto. E rispondeva per le rime, se necessario. A un preside che aveva osservato (quando Aldo metteva il fila i ragazzi e li faceva scendere puntualmente al suono della campanella): “Professore, i suoi sono sempre i primi”. Rispose lapidario: “Primi… in tutto”.

Aldo è scomparso proprio nel giorno in cui cadeva il suo onomastico. E la sorte ha voluto che ci salutasse al triplice fischio del suo amato Grifo. Ha risposto all’appello con serenità. Ha voluto che la notizia della sua morte venisse data a esequie avvenute. Esempio di discrezione, perfettamente in linea con la sua personalità. Ha pure lasciato scritto di non spendere troppo per funerali e fiori, raccomandando di donare il tutto ai bambini sordociechi. Suo il principio francescano: “È nel dare che riceviamo”. Questo era l’uomo, questo l’amico, questo l’educatore.

Nel ricordino sta scritta una frase che dà il senso della sua fede: “Se mi ami, non piangere”, aureo motto del Santo d’Ippona.


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