Cronaca

Il grande perugino dimenticato e "dannato", l'aeroporto porta il suo nome

Adamo Giuglietti era nato, il 25 marzo 1913, a Perugia, più esattamente a Ponte Felcino. Appassionato di volo, giovane intraprendente e preparato, conseguì il brevetto di pilota e raggiunse il grado di sergente

“Aeroporto internazionale dell’Umbria San Francesco d’Assisi”: questo il nome dell’infrastruttura aeroportuale di Sant’Egidio. Nome che mette d’accordo tutti: laici e cattolici, perugini e abitanti della città serafica.

Ma quanti perugini e umbri conoscono veramente il nome di battesimo originale del nostro Sant’Egidio? Sarebbe ingiusto dimenticare la precedente, storica denominazione di “Aeroporto Adamo Giuglietti”. Ma è tutta colpa della damnatio memoriae, intimamente legata alle vicende politiche, alle opportunità e agli opportunismi. Un personaggio, questo Giuglietti, misconosciuto, ma che mantiene una sua rilevanza nella storia dell’aviazione italiana, oltre che nella memoria locale. 

Adamo Giuglietti era nato, il 25 marzo 1913, a Perugia, più esattamente a Ponte Felcino. Appassionato di volo, giovane intraprendente e preparato, conseguì il brevetto di pilota e raggiunse il grado di sergente. Venne quindi destinato alla prestigiosa scuola acrobatica di Campoformido, in provincia di Udine. In questa sede, autentica fucina di “cacciatori e acrobati dell’aria”, Giuglietti – agli ordini del duca Amedeo d’Aosta – si distinse come uno dei migliori piloti da caccia della scuola. Perse la vita in Spagna, a soli 24 anni, nell’agosto del ’37, precipitando col suo aereo: non abbattuto dalla contraerei, ma a causa di un’avaria al motore.

In ricordo di questo sacrificio, l’anno seguente gli fu intitolato il campo di aviazione di Sant’Egidio, solennemente inaugurato alla presenza del podestà di Perugia, Colombo Corneli, dell’arcivescovo Giovan Battista Rosa e di don Remo Palazzetti, parroco di Ponte Felcino e cappellano dell’aeroporto. Don Remo doveva sentire particolarmente vicino questo giovane, amante dell’avventura e della tecnologia. E non a caso: difatti, lo stesso don Remo andava elaborando quella che sarebbe poi stata definita “radiofrequenza a campo rotante”, una strada alternativa alla teoria marconiana della propagazione delle onde (come ci ricorda il bel libro “Il prete inventore”, dedicato alla sua figura, recentemente pubblicato dal compaesano Stefano Vicarelli). Un brevetto che fu addirittura acquisito dalla Nasa. 

La “cancellazione di memoria” che circondava il nome dell’aviatore ponteggiano è stata certamente legata  a un pregiudizio politico, data la sua presenza nella guerra di Spagna del 1936, tra le file degli aviatori inviati dal regime fascista in soccorso del dittatore Francisco Franco. In verità, Giuglietti vi si era recato obbedendo agli ordini superiori. Non risulta, infatti, che fosse un entusiasta del regime. Eppure, proprio per questa appartenenza politica, la sua figura è stata a lungo misconosciuta. Ci si chiede: quanti erano quelli che, in piena epoca fascista, si ponevano come antifascisti? C’è poi da considerare che gli ideali eroici e pionieristici di questo sventurato giovane lo accreditavano d’ufficio come ciò che non fu: ossia un corifeo del regime. È successo anche all’aeropittore perugino Gerardo Dottori, dopo la caduta del fascismo, quando dovette adattarsi a lavori di decorazione che mortificavano il suo talento, ma che gli permettevano di vivere. Tanto che, spiritosamente, denominò “pittura alimentare” questo periodo della propria produzione. E si sa che tante sue opere furono lasciate a “spurgare” nei sotterranei del Comune di Perugia e poi trionfalmente riesumate!

Ma una qualche memoria di Giuglietti è stata mantenuta, anche se decisamente sottotono. Tanto che la targa commemorativa in travertino – staccata durante i lavori di ampliamento dell’aeroporto – è stata ripulita e murata alla base della colonna di destra della struttura. Sulla colonna è scritto in lettere di bronzo il nome di Adamo Giuglietti. La scelta di conservare la scritta col nome dell’aviatore pontefelcinese è segno di sensibilità e rispetto verso l’identità storica dell’aeroporto perugino. Oltre che nei confronti di una figura che sarebbe ingiusto  dimenticare.  Tanto più, per questioni meramente ideologiche che, a distanza di oltre settant’anni, dovrebbero essere riposte in soffitta, tra il ciarpame delle “ottime cose di pessimo gusto”.