Cronaca

"Deturpata" dai cavi la facciata di uno dei palazzi storici del centro, sede della Corte d'Appello

La questione rimbalza da tempo anche nei social: così la facciata del Palazzo del Capitano del Popolo è un obbrobrio

“Inquinare così la facciata del Palazzo del Capitano del Popolo è un’iniquità”, sbotta un amante della città. Il riferimento è a quello che fu nel Medioevo il Palazzo del Bargello (seconda metà del Quattrocento), attualmente destinato alla Corte d’Appello.

Il disgusto espresso, non da oggi, verso quella scelta tanto criticata, si riferisce a quel cavo a penzoloni attraverso la parte bassa della lunetta. Dove, una giustizia con la spada in mano, pare imbronciata per la sorte toccatale di dover subire un tale affronto.

Non meno arrabbiati sembrano i due grifi alla sommità dei capitelli dell’antico portale: il cavo elettrico lambisce il loro posteriore. Loro, almeno, si sfogano “soggiogando” e artigliando uno un caprone e uno un lupo, simbolo di malvagità e prepotenza. Un portale splendido, che richiama quello del Maitani del Palazzo dei Priori.

La questione rimbalza da tempo nei social e c’è chi, come Primo Tenca, si dichiara letteralmente infuriato. Ma un po’ tutti sono disgustati: dagli storici (Grohmann, Mezzanotte) agli esponenti delle più antiche associazioni cittadine (Società di Mutuo Soccorso, Società del Gotto).“Che bisogno c’era – si dice – di passare quel cavo a vista in quella posizione?”. C’è chi aggiunge: “Per farne che? Per alimentare quell’insulsa giostrina che aveva poco senso per le festività natalizie. Ma oggi è assolutamente incongrua coi tempi e con le situazioni!".

C’è chi soggiunge: “Ma è lecito consentire di inquinare la seconda piazza più bella dopo piazza Grande? Quella che era un tempo Platea Parva e in cui si tenne mercato, ma anche adunanza civile e politica, esecuzioni popolari, concioni e storia?”. Nella lunetta  sta scritto “Iustitia virtutum domina” (“Signora delle Virtù la Giustizia”), con la spada che divide il bene dal male, il torto dalla ragione. E quel cavo è un male, la giostrina uno stonato anacronismo.

Il parere unanime è che sia imperativo togliere di mezzo quella giostrina, quel cavo, quell’insieme di elementi che deturpano la storica piazza. Una piazza che ha seguito, anche nel nome, i passaggi della storia (già Piccola, delle Erbe, Garibaldi, Ciano, Matteotti)  e che non può continuare a subire quest’onta! C’è chi si augura che il procuratore Fausto Cardella, uomo notoriamente colto e di buon gusto, l’anno prossimo si opponga al reiterarsi di questo scempio. Perugia ci spera.


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