Cronaca

L'agguato sotto casa, poi l'aggressione: "Calci e pugni in faccia, mi ha mandato all'ospedale"

L'uomo è finito a processo per lesioni. Una relazione altalenante, durata nove mesi: dopo aver messo fine alla storia, la giovane sarebbe stata aggredita sotto casa sua

“Avevamo un rapporto altalenante, spesso soggetto a litigi, ci lasciavamo, ci rivedevamo”, fino al quel giorno maledetto in cui l’ha aspettata sotto casa,  per poi aggredirla prendendola a pugni. “Sono caduta a terra.. calci, e quando mi sono rialzata mi ha battuto la testa al muro  mentre imprecava parole tipo tr..a”. Sono racconti amari, quelli di una donna poco più che trentenne- difesa dall’avvocato Franco Libori- costituitasi parte civile nel processo che vede imputato proprio l’ex fidanzato, accusato di lesioni personali. La prognosi sarà di trenta giorni, a causa di quei calci e pugni al volto che le avrebbero procurato “un trauma cranico facciale con ematoma al volto, una frattura alla mascella, contusione emitorace sinistra ed una contusione rachide lombare”.

I fatti risalgono al 2011, nella periferia di Città di Castello. Durante l’esame della teste del pubblico ministero, la donna raccontò di come riuscì a salire in casa dopo aver subito l’aggressione, ricevendo pochi istanti dopo la chiamata da parte dell’uomo: “Mi sembrava pentito dalla voce, e quindi l’ho lasciato salire anche perché credevo che mi avrebbe accompagnato all’ospedale  e invece ha ricominciato a strattonarmi, a prendermi a parole, e a minacciarmi che se mi fossi fatta vedere in giro, l’avrebbe rifatto”.

Dopo essersene andato, la donna chiama un suo collega di lavoro per farsi portare al pronto soccorso. E sarà proprio lui a riprendere in un video (in cui saranno estrapolate anche delle immagini) per filmare il volto tumefatto dopo l’aggressione.

Ma cosa avrebbe fatto scatenare tutta questa ira? Dopo una relazione di tira e molla durata circa nove mesi, la giovane decide di interrompere la storia, la sera prima dell’aggressione, si erano per casualità incontrati in un locale, ma lei era in compagnia di un amico. Una gelosia, quella dell’uomo, che aveva già avuto un precedente, come racconta la stessa vittima. “Mi ha tirato una bottiglia perché avevo chiamato un mio compagno di studi per fargli gli auguri del compleanno”. E fu proprio quell’episodio a far riflettere sulla eventuale rottura di quel rapporto.

Ma l’uomo, per quell’aggressione, non avrebbe mai chiesto scusa-secondo quanto raccontato dalla donna- durante la sua permanenza in ospedale si sarebbe presentato solo il fratello per sincerarsi delle sue condizioni di salute e per scusarsi della condotta del familiare. Si tornerà in aula il prossimo 11 aprile per la discussione. 


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