Cronaca

Contrari alla caccia al lupo, il parco smentisce gli attacchi: "Ecco quanti sono, non sono pericolosi e portano turismo"

Il parco dei sibillini ha presentato il dossier 2016 dopo essere stato ascoltato dal Governo per decidere se cacciare (in deroga) questo animale protetto. Ucciderli non risolve il problema perchè gli attacchi si possono prevenire e soprattutto sono i branchi di cani abbandonati il vero problema

Il lupo continua a fare paura. Il lupo dell'appennino umbro-marchigiano, seppur ridotto ad una comparsa nella fauna dei nostri boschi, da quando è "tornato" - non ci sono mai stati ripopolamenti, i pochi esemplari rimasti negli anni '70 hanno fatto tutto da soli - è stato subito oggetto di bracconaggio, di avvelenamenti sistematici e richieste ufficiali di deroga per cacciarlo. La Commissione Stato-Regioni ieri ha deciso di prendere tempo sulla richiesta di selezione - ovvero uccisioni mirate - del lupo su tutta l'appennino e sulle Alpi. Negli ultimi giorni è uscito uno strano balletto sul numero degli esemplari presenti. 

C'è addirittura chi parla di un numero solo in Umbria intorno ai 300. Molto ci si basa sugli attacchi al bestiame. Ma non si tiene conto che a fare vere e proprie stragi non sono lupi ma branchi di cani inselvatichiti (abbandonati) e che sono più competitivi e numerosi dei branchi dei lupi. Follie? Bugie animaliste salva-lupo al danno dei poveri allevatori? No. Lo dice un ente che di lupi, ambiente, animali, natura e allevatori se ne intende: i vertici del parco dei Sibillini. 

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"Il Parco effettua un costante monitoraggio del lupo nel proprio territorio con diverse tecniche, tra cui il tracciamento su neve, l'ululato indotto, le analisi genetiche, le videotrappole e la localizzazione satellitare; i dati del monitoraggio indicano che nel 2016 il numero di lupi nel territorio del Parco era compreso tra 35 e 43, suddivisi in gruppi familiari ciascuno composto da un numero di individui variabile da 2 a 9". 

In più è già in corso una selezione spesso brutale e illegale di questa specie: "La mortalità per cause antropiche è purtroppo piuttosto alta e, tra il 2103 e il 2016, sono stati ritrovati 12 lupi morti, di cui 3 per avvelenamento, 5 investiti da autoveicoli, 2 per bracconaggio, 1 per rogna e 1 per cause ignote". Dati veri e ufficiali che dimostrano che in tutta l'Umbria si possono muove qualcosa come 100-150 esemplari, di questi una 50ntina nel parco più grande e da dividere con il territorio marchigiano.

Andare a fare ulteriori selezioni, cacciandoli vorrebbe dire commettere tre grandi errori: il primo non si risolve il problema degli attacchi ai greggi e bovini; si ucciderebbe un esemplare in via di estinzione (e protetto) e cosa più grave ancora una volta si andrebbe a penalizzare l'appennino e chi ci vive e lavora. Lo spiega bene il Parco. Il lupo in Italia non costituisce alcun pericolo per l'uomo ma rappresenta anzi una specie simbolo che affascina e attrae visitatori nelle aree in cui è presente, come dimostra anche l’attenzione dell’opinione pubblica che in questi giorni si è mobilitata per scongiurare l’adozione della misura.

La politica può fare molto per gli allevatori: intanto garantire i fondi puntualmente per il risarcimento in caso di attacco e allo stesso tempo offrire sgravi fiscali per chi acquista recinzioni elettriche altri accorgimenti salva-stalla. Nel parco dei sibillini lo fanno.  Va combattuto il randagismo e non farlo solo con qualche manifesto in estate contro l'abbandono: "La prevenzione del randagismo canino. Quest'ultimo fenomeno, in particolare, appare in crescita e costituisce un serio problema sia per i danni alla zootecnia sia per la diffusione di ibridi tra lupo e cane che attualmente rappresentano una delle principali minacce per la conservazione del lupo".  Per queste ragioni tecniche e scientifiche il Parco e Federparchi italiani ha detto no all'abbattimento dopo essere stato consultato dal Governo.


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