Cronaca

Ospedale di Perugia, piccola "rivoluzione": anche nonni e zii potranno far visita ai bambini nati prematuri

Piccola ma importante rivoluzione all’ospedale di Perugia. Sono mediamente 150 i bambini prematuri che ogni anno nascono nell’ospedale di Perugia, spiega l'ufficio stampa dell'Azienda Ospedaliera, con anticipo variabile rispetto al termine di gravidanza e, di conseguenza con problematiche e ricadute diverse sui percorsi assistenziali.

Anche la durata della degenza rientra in una forbice molto ampia; nei casi gravi può superare i 2 o 3 mesi, in altri, solo pochi giorni. Oltre alle tecnologie ed alle competenze, la struttura di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale  si avvale della multidisciplinarietà (anestesisti, chirurghi, oculisti, otorinolaringoiatri ) con una attenzione speciale alla umanizzazione delle cure attuata anche con la apertura del reparto ai genitori  12 ore al giorno. Dopo la positiva esperienza  in occasione della giornata mondiale del prematuro con tutti i componenti la famiglia che hanno potuto far visita al piccolo paziente, la responsabile della struttura, la dottoressa Stefania  Troiani e  il suo staff a partire dal  mese di gennaio del 2018, riproporranno questa estensione a tutti i componenti la famiglia". 

 

“Si tratta di uno sforzo importante per la complessa gestione dei familiari che entrano in contatto con i bambini, ma vogliamo che l’esperimento diventi prassi per i risultati clinici che si ottengono con uno stretto rapporto tra i bambini e loro familiari – sottolinea la dottoressa Diletta de Benedictis  che interviene alla trasmissione  Medicina e Società in onda sabato 2 dicembre alle 22:00 su TEF Channel canale 12 (sky 831). Nell’ambito di un progetto di umanizzazione sempre più ampio, seppure con cadenze diverse anche nonni ed altri parenti potranno accedere dove i bambini prematuri vengono sottoposti a  terapie, per le più diverse  patologie ,anche quelle congenite .

“Studi scientifici hanno dimostrato ampiamente l’utilità del contatto tra genitori e prematuro- sottolinea la Dottoressa Troiani-. Il passaggio successivo è quello di rafforzare l’unione dei parenti consapevoli che il ricovero del bambino coinvolge tutto il nucleo  familiare”. 


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