Cronaca

Viaggio (serio) nella Perugia utilizzata come vespasiano a tutte le ore: luoghi, cattivi odori e zero soluzioni...

Ne sanno qualcosa gli operatori della Gesenu che, tutti i santi giorni, lavano, spazzolano, disinfettano e deodorano angoli che, dal rango di emergenze storico-monumentali, sono ridotti a poco più di un vespasiano

Perugia incontinente. Un’immagine, quella di città orinatoio, che i cives perusini intendono assolutamente rimuovere. Anche se, purtroppo, l’evidenza non è smentibile né minimizzabile. Ne sanno qualcosa gli operatori della Gesenu che, tutti i santi giorni, lavano, spazzolano, disinfettano e deodorano angoli che, dal rango di emergenze storico-monumentali, sono ridotti a poco più di un vespasiano.

Eliminare i vecchi orinatoi (come è avvenuto un po’ ovunque) è stato un atto di civiltà, ma occorreva organizzare qualcosa di funzionale e sostitutivo. Cosa che, purtroppo, a Perugia non è avvenuta. Oltre al lezzo insopportabile di ammoniaca, che prende il naso e serra la gola, addolora lo sfregio compiuto in tanti punti dell’acropoli dove, prevalentemente, il fenomeno trova ampia diffusione. Ci sono, infatti, dei luoghi, per così dire “privilegiati”, proprio al centro del Centro, dove è ormai d’uso svuotare la vescica. Soprattutto di notte.

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L’elenco non è breve. Limitiamoci a segnalare punti come via Ulisse Rocchi e specialmente via delle Cantine, un po’ più protetta dagli sguardi dei passanti. Ma vanno messi nell’elenco altri luoghi del distretto vescovato-via delle Volte: come via della Gabbia, il passetto del Monmaggiore, la splendida via Fratti con la casa torre più bella della città, e l’adiacente via Ritorta, fino al rimbocco in via dei Priori. E poi la zona dell’Arco Etrusco con via Pozzo Campana e le stradine a pettine tra via Bartolo e via Ulisse Rocchi.

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Figuravano nell’elenco anche le Logge di Braccio, in adiacenza alla chiesa cattedrale, e la statua di Giulio III, nel cui retro si orinava a go-go. Dopo l’intervento di recupero e il posizionamento del telecontrollo, la situazione è cambiata. Polemiche a parte, l’operazione si è tradotta in un beneficio che sarebbe disonesto non riconoscere. Perché il bello chiama rispetto e il brutto chiama dispetto. Siamo al punto che lo stesso portale del Maitani in Palazzo dei Priori, lungo corso Vannucci, è diventato orinatoio canino, come ben sanno quanti sono abituati a passarci nelle prime ore del mattino: quel rigagnolo maleodorante non si può ignorare.

Ma è inutile proseguire nell’elenco, che ognuno è in grado di aggiornare a suo piacimento. Quello che ci si chiede è quali siano le ragioni del fenomeno e quale l’adozione di possibili correttivi. Premesso che gli anonimi orinatori agiscono soprattutto di notte, chi sono, a quale categoria sociale, (in)civile e antropologica appartengono?

Escludendo, ragionevolmente, soggetti anziani e pazienti prostatici, c’è chi attribuisce il fenomeno a categorie di studenti fuori sede o amanti della movida notturna. Si parla genericamente dei bevitori di birra e di vino, che in città non sono pochi e che hanno bisogno di un frequente riequilibrio idrico, dopo l’assunzione di molti liquidi.

Perché i locali dove avviene la vendita e la somministrazione non aprono i loro bagni ai clienti? È inoltre lecito che esercizi di alimentari facciano le ore piccole vendendo birra e vino senza offrire la necessaria disponibilità dei servizi? Quali interventi repressivi e sanzionatori si possono ragionevolmente prevedere, affinché la città riesca a scrollarsi di dosso questa vergognosa etichetta? Insomma: non si tratta solo di un problema idraulico e igienico, ma logistico.


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