Cronaca

LA CITTA' Il destino di quelle pietre (Arco della Pesa,) è appeso a un filo

Le pietre in arenaria di quella fiancata continuano a cadere. Come se la passano quelle dell'arco medievale a sesto acuto, sotto al quale passano centinaia di pedoni e di veicoli?

Le pietre in arenaria di quella fiancata continuano a cadere. Come se la passano quelle dell’arco medievale a sesto acuto, sotto al quale passano centinaia di pedoni e di veicoli? Il destino di quelle pietre è appeso a un filo. E non per modo di dire, ma letteralmente. L’Arco dei Tei (“dla Pesa”, per i vecchi perugini) si regge quasi sul niente. Passando in macchina non si nota ma, se si transita “a pedagna” sotto l’Arco della Pesa, si nota un particolare certamente inquietante. E dire che sotto ci passano tanti bambini e ragazzi del polo scolastico che comprende dalla scuola dell’infanzia Montessori, all’elementare Ciabatti, alla media Foscolo!

Alcune pietre dell’ogiva a sinistra, guardando da via Pinturicchio, sono collegate da un filo d’acciaio che le connette ad altre vicine. Lo stop a occhiello tiene un cavetto d’acciaio cui è affidato il compito di impedire la caduta delle pietre meno stabili, ancorandole a quelle che appaiono più salde. Alcune “elle” metalliche tengono su gli angoli dei massi malfermi. Insomma: si vede un accrocco di fili, tiranti, chiavarde, argani, verricelli. Definire “provvisorio” questo lavoro d’emergenza è un eufemismo. Ed è così da decenni: una vergogna!

Evidentemente – se qualcuno ha ritenuto di dover procedere a questo capolavoro di tecnica ingegneristica, tipo domino – ci sono buone ragioni per temere la caduta di alcuni massi e il crollo del manufatto. Il timore è più che giustificato: si osservino alcune pietre angolari che sono già precipitate a terra. I borgaroli della Pesa si chiedono se qualcuno le abbia raccolte e messe da parte per il successivo reintegro.

Il fatto è che la muratura è di per sé poco omogenea, essendo costituita da un “opus mixtum” di mattoni e pietra serena. Il cemento, poi, l’hanno visto col binocolo, dato che all’epoca si murava  con calce e rena non lavata: dunque, inidonea a una lunga tenuta.

In effetti, la pietra arenaria di cui è fatta la Porta dei Tei è da anni in degrado e soffre di uno sgretolamento inarrestabile. È debole, proprio per la sua natura friabile, che si accentua con le intemperie. E, vale ricordarlo, anche in ragione della vetustà del manufatto che risale al 1200-1300. Un po’ di storia: L’Arco dei Tei o Porta Pesa apparteneva alla cinta muraria medievale proveniente da Porta San Simone (XI secolo), vicino al Carmine.

L’Arco risale al XII secolo e scandisce la prima cinta muraria, esterna alla cinta etrusca. Costruita i  prossimità della chiesa di Santa Maria Nuova, la Porta segna l’inizio del popolare rione di Borgo S.Antonio. Il nome dei Tei omaggia la famiglia, partigiana dei Baglioni, le cui case vennero incendiate dagli Oddi durante gli scontri per l’affermazione del potere familiare nella città del Grifo.

Il termine “pesa” fa riferimento alla bascula metallica, smontata meno di mezzo secolo fa, usata per pesare i carri e le merci che superavano la barriera daziaria. Fine della memoria. Ma, tornando al presente, c’è da dire che, a destabilizzare ulteriormente il manufatto, provvedono anche le vibrazioni prodotte dal continuo passaggio di tanti mezzi, specie i pullman. Il fatto è che questi mezzi ingombranti passano sotto lo stretto Arco per il rotto della cuffia e, in più di un caso, hanno vistosamente segnato una fiancata strusciandoci la carrozzeria.

Ora è giunto il momento di togliere di mezzo quei fili d’acciaio e decidersi per un intervento di risanamento totale. Prima che qualche sasso finisca per piombare in testa a un malcapitato pedone. Il bene non è incluso a quelli individuati nell’iniziativa Art Bonus. Pazienza! Ma l’intervento riveste carattere di necessità e urgenza.


Si parla di