Cronaca

Taglia piante pericolanti facendo risparmiare il Comune, perseguito per danno erariale dalla Procura contabile

Il dirigente comunale ha affidato i lavori di rimozione degli alberi, dopo l'ondata di maltempo del 2015 a San Giustino, ad una ditta privata al posto dell'Afor risparmiando 5mila euro

Il dirigente comunale si rivolge ad una ditta privata e fa spendere al Comune di San Giustino meno di quanto preventivato dall’Afor, ma la Procura contabile lo persegue per danno erariale.

La Procura contabile ha citato un dirigente del Comune di San Giustino, difeso dall’avvocato Antonio Bartolini, per sentirlo condannare al pagamento di 13.902,76 euro in quanto nell’esecuzione “del contratto e omettendo di rilevare il taglio di essenze arboree protette non necessario e comunque privo della necessaria autorizzazione, non avrebbe rilevato che la ditta esecutrice avrebbe tagliato più piante di quelle da eliminarsi a tutela della pubblica incolumità, procedendo, in proprio, alla vendita del legname” e anche per non aver disposto il reimpianto degli alberi abbattuti.

Il 5 marzo del 2015 il territorio dell’Alto Tevere e il comune di San Giustino erano stati colpiti da una violenta ondata di maltempo con alberi abbattuti, case scoperchiate, allagamenti e altri disagi. A seguito dei questi eventi era stato disposto l’abbattimento di piante pericolanti per “inderogabili esigenze di pubblica utilità o incolumità”. L’allora Corpo forestale dello Stato, invece, era di tutt’altro avviso.

Il dirigente si è difeso sostenendo che “l’intervento era necessario a causa dell’evento calamitoso del marzo 2015”, che “il corrispettivo pattuito era inferiore a quello proposto dall’AFOR Umbria (che aveva stimato il costo dell’intervento in € 18.000,00, escluso il trasporto e lo smaltimento)”, l’intervento inoltre non necessitava “dell’autorizzazione all’abbattimento (peraltro di competenza del Comune) venendo in rilievo inderogabili esigenze di pubblica utilità o incolumità” e che la “prassi contrattuale consente la cessione alla ditta appaltatrice del legname derivante dall’abbattimento in modo da ridurre il prezzo per il taglio a carico della stazione appaltante”. Il procedimento penale, infine, era stato archiviato.

I giudici contabili hanno rilevato che il taglio degli alberi era stato disposto dal Comune di San Giustino a seguito dell’evento calamitoso che aveva colpito il territorio nel marzo 2015 e che “alla luce dello stato dei luoghi erano identificabili piante abbattute dalle forze della natura, ma non era possibile determinare, con certezza assoluta, quelle da tagliare in quanto pericolose”.

Sull’omessa identificazione degli alberi da tagliare in quanto pericolosi in sede penale era emerso che “il numero delle piante danneggiate e da abbattere e quelle realmente abbattute, le valutazioni personali circa la pericolosità delle alberature, nonché le versioni contrastanti emerse dagli interrogatori e dalle dichiarazioni rese dalle persone informate sui fatti non consegnano elementi certi e precisi per affermare che le persone sottoposte da indagini abbiano effettivamente asportato piante che non necessitavano di taglio”, con la vegetazione che era confusa e alcuni punti erano pericolosamente accessibili.

Alla luce di queste considerazione e del fatto che “le risorse fuoriuscite dalle casse comunali sono state inferiori agli importi richiesti dall’AFOR Umbria per il solo taglio delle alberature” e dello scarso valore commerciale del legnamo venduto dalla ditta che ha svolto i lavori (come da prassi consolidata) secondo i giudici “non si ravvisano gli elementi costitutivi dell’illecito contabile contestato al convenuto”.


Si parla di