Cronaca

LA STORIA - "Obbligata da mio marito a indossare il velo e vivere come una schiava in casa"

Chiesto il rinvio a giudizio per maltrattamenti e lesioni nei confronti di un marocchino di 30 anni. La donna si è costituita parte civile nel processo

Una storia di violenza infinita, quella che denuncerà una donna di origini marocchine ai carabinieri di Bastia Umbra nel settembre del 2015. Un racconto fatto di violenze, minacce, botte, con un marito padrone che l'avrebbe ridotta a una schiava. Senza possibilità di uscire, con l'obbligo di indossare il velo e di rendersi a totale e completa disposizione del marito. La coppia, dopo essersi conosciuta in Umbria, si sposa poco dopo: la donna ha bisogno di un permesso di soggiorno per lavorare in Italia e lui decide di aiutarla in cambio di 4mila euro. Dop varie vicissitudini - lei nel frattempo era andata a vivere nelle Marche con un'amica - i due contraggono il matrimonio e dopo vari mesi, vanno a vivere insieme a Perugia. Ma fin da subito, secondo quanto denunciato dalla donna - la situazione in famiglia sarebbe naufragata in un vortice di maltrattamenti e violenze.

La vicenda è apparsa oggi davanti al giudice del tribunale di Perugia, che ha ammesso la costituzione di parte civile della donna con l'avvocato Maurita Lombardi. Per l'ex marito (difeso dall'avvocato Morani), accusato di di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali, così come formulato dal pubblico ministero Michele Adragna, pende una richiesta di rinvio a giudizio. Intanto la prossima udienza è stata fissata al prossimo 25 gennaio dinanzi al gip Frabotta.

Secondo quanto denunciato dalla donna, che avrebbe contratto il matrimonio con il connazionale dietro promessa di ottenere i documenti utili alla sua permanenza in Italia, ma anche con lo scopo di formare una famiglia, tutto sarebbe precipitato nel corso della loro convivenza. "Dovevo chiedere il permesso per tutto". Inoltre il marito l'avrebbe obbligata a indossare il velo, nonostante a lei non fosse mai stato imposto neppure dalla famiglia di origine, in caso contrario l'avrebbe rinchiusa in casa, senza possibilità di uscire. In un altro episodio, l'avrebbe "scaraventata a terra prendendola per i capelli e sbattendole con forza la fronte in terra per due volte", solo perchè avrebbe insistito per andare a trovare un'amica. Ma il controllo, sulla vita della donna, sarebbe stato totale. Niente contatti, niente amicizie, ma una lista di "cose", una specie di decalogo su come una brava moglie si sarebbe dovuta comportare in casa. 

Ma non finisce qui, perchè secondo lo straziante racconto della donna, oltre alle continue umiliazioni di tradimenti e offese, non avrebbe perso tenpo per "svilirla" come moglie e donna, obbligandola per dieci giorni a vivere senza acqua nè gas a seguito del trasferimento nella nuova casa, vietandole qualsiasi cosa che potesse esulare dai suoi compiti e doveri in casa. Fino alla denuncia e alla sua collocazione presso una struttura protetta. 


Si parla di