Economia

Coronavirus, dopo la sentenza del Tar sui centri estetici "ripensare l'apertura di ristoranti e commercio"

Il presidente di Confesercenti Umbria Giuliano Granocchia: "Ristori fallimentari, molte imprese chiudono, mentre le bollette arrivano ancora"

Il Tribunale amministrativo regionale del Lazio ha tolto l'obbligo di chiusura per i centri estetici in "zona rossa" dando ragione a Confestetica che aveva presentato un ricorso in tal senso. Un  provvedimento che con effetto immediato riapre i centri estetici in tutta la provincia di Perugia, interessata dal provvedimento restrittivo a causa dell'emergenza sanitaria da Covid-19-

"Una ripaertura a tempo limitato: il 5 marzo, infatti, con il Dpcm scadrà anche l'effetto della sentenza. Proprio questo breve effetto temporale rende le associazioni di categoria soddisfatte, ma dubbiose - afferma Giuliano Granocchia, persidente di Confesercenti Umbria - Che questa vicenda serva per aprire una discussione più a lungo raggio sulla riapertura di tutte le attività, quindi anche di quelle commerciali e di ristorazione. Che ogni imprenditore si prenda i suoi impegni, così come il nuovo Governo".

Spiega Granocchia: "Del resto, i centri estetici avevano lavorato prendendo tutte le precauzioni del caso, seguendo le regole, investendo molti soldi e facendo molti sacrifici pur di non chiudere. Il Tar recepisce dunque un'istanza legittima, anche perché non ci sono dati scientifici che mettono in relazione l'aumento dei contagi e l'apertura dei centri estetici".

Sulla politica dei ristori è, invece, il caso di chiudere il capitolo e voltare pagina: "Sono stati fallimentari, molte attività stanno chiudendo. Non servono a nulla se coprono solo in minima parte le perdite. Senza contare che insieme hanno proseguito ad arrivare le bollette". 


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