Economia

Ristoratori ricevuti in Regione: "Riaperture, finanziamenti, tributi e sagre: ecco quello che chiediamo"

Manifestazione in centro a Perugia: una delegazione degli operatori del settore ristorazione e bar a colloquio con il presidente dell'assemblea legislativa umbra Squarta e con i consiglieri di maggioranza e opposizione

Riaprire nel rispetto dei protocolli di sicurezza, eventualmente anche solo a pranzo, ma anche accesso al credito e rimodulazione dei tributi oltre che limitazioni alle sagre. Richieste semplici ma urgenti quelle degli operatori del settore ristorazione e bar che nella mattina di oggi (martedì 13 aprile) hanno partecipato a un presidio in Piazza Italia a Perugia per ricordare alla Regione Umbria e alle istituzioni locali la necessità di un impegno concreto e non più dilazionabile. Una delegazione è stata poi ricevuta a Palazzo Cesaroni da una rappresentanza dell’Ufficio di presidenza e dai gruppi consiliari di maggioranza e di opposizione.

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Oltre al presidente dell'Assemblea legislativa umbra Marco Squarta, erano presenti i consiglieri Vincenzo Bianconi, Tommaso Bori, Thomas De Luca, Paola Fioroni, Andrea Fora, Valerio Mancini, Eleonora Pace e Stefano Pastorelli ai quali sono state ribadite le richieste già rivendicate nei giorni scorsi da Confcommercio, Fipe e Unione regionale cuochi: interventi rapidi e concreti per risollevare un settore “allo stremo finanziario e senza prospettive per il futuro”. Oltre alla riapertura in sicurezza, ristoratori e operatori del settore chiedono poi di avere facilitazioni nell’accesso al credito (che consentano di fare fronte alle spese fisse che in questi mesi di chiusura sono state comunque affrontate) e di vedere rimodulate le tasse locali, come ad esempio quella sui rifiuti, in misura proporzionale alle poche giornate in cui le attività sono rimaste aperte.

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È stato chiesto inoltre di avere riscontri tempestivi per quanto riguarda le riaperture ventilate per maggio e giugno, in modo che gli imprenditori del settore possano programmare la riattivazione di contratti e strutture e gestire il personale necessario. È stato infine domandato di rivedere la normativa sulle sagre, confermando il limite dei 4 giorni imposto nel 2020 e ripensando complessivamente la regolamentazione di questi eventi, individuando quelli che abbiano una effettiva e prevalente caratterizzazione comunitaria, religiosa e popolare. I consiglieri regionali presenti all'incontro hanno poi garantito che il dibattito sul tema si trasferirà nell'aula del del Consiglio, dove si punterà ad approvare un documento condiviso che richieda interventi tempestivi e concreti al Governo nazionale e alla Giunta regionale. 

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"A rischio - secondo Fipe Confcommercio - ci sono almeno 1.500 imprese in Umbria, e migliaia di lavoratori con il rischio che si inneschi una spirale ancora più drammatica e pericolosa: le imprese non hanno le risorse necessarie per far fronte ai pagamenti che, nonostante l’emergenza, vengono richiesti; finiscono nelle liste dei cattivi pagatori; possono essere per questo esclusi da eventuali bandi pubblici; finiscono nella ragnatela degli usurai. Una prospettiva possibile, come ha ricordato nei giorni scorsi anche Fausto Cardella, presidente della Fondazione 'Umbria contro l’usura'.

“Ciò che abbiano ottenuto finora - è la voce unanime degli imprenditori - è del tutto inadeguato e insufficiente. Non possiamo arrenderci a chiudere per sempre aziende alle quali abbiamo dedicato, assieme alle nostre famiglie, una vita di lavoro. Noi siamo disposti a fare la nostra parte, come abbiamo già dimostrato rispettando le tante regole che ci sono state imposte. La politica e le istituzioni devono darci risposte adeguate, di alto spessore, che guardino al futuro. A Roma ci siamo rivolti al governo. A Perugia, alla Regione e alle amministrazioni locali, che non possono restare sorde alle nostre richieste”.

LE RICHIESTE ALLA REGIONE

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LE RICHIESTE ALLA REGIONE UMBRIA:

In una lettera indirizzata alla presidente della Giunta regionale dell’Umbria Donatella Tesei, Fipe ha elencato le priorità assolute per la categoria, che sul territorio rischia di perdere il 30% delle attività, per colpa della pandemia e delle conseguenti restrizioni. Secondo l’Ufficio Studi Fipe, il quarto trimestre 2020 registra una contrazione del fatturato della ristorazione pari a -44,3% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Il periodo si conferma come un vero e proprio secondo lockdown per le imprese del settore portando l’intero anno ad una perdita complessiva del 36,2 % pari a 34,4 miliardi di euro.

Riapertura programmata - Fipe Umbria ha chiesto alla Regione di programmare da subito la richiesta di una riapertura delle attività sia a pranzo che a cena, non oltre il 24 aprile, con prenotazione obbligatoria per garantire la massima sicurezza. Le imprese non possono riaprire dall’oggi al domani: hanno bisogna di programmare per tempo la loro attività.

Finanziamenti - In un’ottica di ripartenza, Fipe ha chiesto alla Regione che si faccia garante con il sistema bancario perché le imprese possano accedere a finanziamenti a tasso agevolato adeguati al fatturato perso, con almeno due anni di preammortamento. Anche questo un intervento da attuare subito.

Sagre - Fipe ha ricordato alla Regione l’impegno assunto di modificare la legge sulle sagre e feste paesane, riducendone la durata, e chiesto uno stop per l’anno 2021, senza eccezioni.

Piano vaccinale - Fipe ha ricordato la necessità di inserire nel piano vaccinale, al più presto, anche i dipendenti e titolari delle attività ristorative e turistiche, per offrire maggiori garanzie all’utenza e far ripartire il comparto.

LE RICHIESTE ALLA REGIONE

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LE RICHIESTE AI COMUNI UMBRI:

Le richieste rivolte ai Comuni tramite Anci Umbria partono da un concetto molto semplice: le imprese sono state costrette a chiudere, non hanno prodotto fatturato e non hanno utilizzato i servizi per i quali continuano invece ad arrivare bollette e richieste di pagamento.

Fipe chiede pertanto l’esenzione totale dal pagamento di Tari e Imu per il 2020 e per i primi tre mesi del 2021, e una rimodulazione di tributi e tasse locali sulla base delle condizioni in cui si troveranno ad operare le imprese, fino alla fine del periodo di crisi.

Dati raccolti dal portale Confcommercio www.osservatoriotasselocali.it dimostrano che molte imprese umbre pagano per la Tari più di quelle di altre regioni: un record odioso, soprattutto per alcuni settori costretti alla chiusura per lunghi periodi e per quelli legati al turismo, totalmente azzerato. 

Per ristoranti, trattorie, osterie, pizzerie, mense e birrerie umbre, ad esempio, la tariffa Tari è decisamente più alta della media nazionale: 22,25 euro al mq contro i 19,98 euro. Stesso discorso per bar, caffè e pasticcerie: in Umbria si pagano 18,78 euro contro i 16,30 della media nazionale.

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