Economia

Turismo, la lotta degli imprenditori: 500 firme contro la tassa di soggiorno

Un gruppo di imprenditori, accompagnati dai responsabili di Federalberghi-Confcommercio, Confindustria e Confesercenti, consegna al sindaco Boccali 500 firme contro la tassa di soggiorno

Palazzo Priori

Continua la battaglia delle associazioni di categoria, come Federalberghi / Confcommercio, Confindustria e Confesercenti, nei confronti dell’imposta di soggiorno, un ulteriore balzello sui consumatori che finirebbe per aggravare anche la situazione in cui si trovano oggi le imprese ricettive, a causa del calo dei consumi turistici e l’aumento della pressione fiscale.

In un incontro che si è svolto presso il Comune di Perugia, un gruppo di imprenditori accompagnati dai responsabili delle tre organizzazioni hanno incontrato il sindaco di Perugia, Wladimiro Boccali e l’assessore al bilancio Livia Mercati, ai quali hanno consegnato 500 firme contro l’introduzione dell’imposta di soggiorno raccolte, tra titolari e dipendenti, presso le strutture ricettive del Comune del capoluogo. Strutture che in molti casi si sentono addirittura a rischio sopravvivenza, con la conseguente perdita di centinaia di posti di lavoro.

Scongiurata l’entrata in vigore dell’imposta di soggiorno per il 2012, oggi si pone il problema della sua eventuale introduzione per il prossimo anno. Un rischio che le tre associazioni non vogliono correre per non peggiorare la situazione di un settore che sta pagando il prezzo altissimo della crisi.

Alcuni dati sui turisti. Da gennaio a luglio 2012, nel Comune di Perugia, a una sostanziale stabilità del numero degli arrivi di turisti italiani e stranieri rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente (0,64%) ha corrisposto un calo molto sensibile nel numero delle presenze turistiche ( -5,48% ), al quale ha contribuito in maniera decisiva il cedimento sul fronte degli stranieri ( -7,16% ).

Calo presenze e aumento della pressione fiscale. "Alla riduzione dei fatturati – sottolineano gli imprenditori – si è accompagnato un inasprimento della pressione fiscale anche in ambito locale, per effetto di tasse e tariffe (sugli immobili, per il servizio rifiuti, affissioni…) che penalizzano le strutture ricettive anche rispetto ad altri comparti dell’economia.  “Imporre l’imposta di soggiorno, in queste condizioni, avrebbe effetti devastanti, con la prevedibile fuga dei turisti verso Comuni limitrofi esenti. La scelta di non imporre l’imposta potrebbe, al contrario, diventare una specificità caratterizzante l’offerta turistica Umbria, da spendere in fase di promozione”.

Boccali si è detto disponibile a proseguire il confronto sull’imposta di soggiorno in un prossimo incontro che analizzerà, in particolare, aspetti tecnici ed economici. Ricordiamo che la tassa risiede nella possibilità per i comuni capoluogo di provincia di istituire, con deliberazione del Consiglio Comunale, un'imposta di soggiorno a carico di coloro che alloggiano nelle strutture ricettive situate sul proprio territorio, da applicare, secondo criteri di gradualità, nella misura massima di cinque euro per persona e per notte di soggiorno.

Le tre associazioni - Federalberghi / Confcommercio, Confindustria e Confesercenti – hanno ricordato al sindaco anche la sentenza del Tar del Veneto, che ha stabilito l’illegittimità del regolamento del Comune di Venezia sull’imposta di soggiorno, nella parte in cui prevede che albergatori e titolari delle strutture ricettive siano responsabili degli obblighi tributari e della riscossione dell’entrata.

Gli imprenditori sulla sentenza. “Il Tar del Veneto ha confermato quello che noi sosteniamo: non spetta agli albergatori svolgere il ruolo di sostituto d’imposta. La decisione di individuare l'esercizio ricettivo come punto di prelievo - hanno aggiunto gli imprenditori - è inoltre profondamente iniqua, anche perché fa gravare l'onere dell'imposta e dell'imposizione su una sola delle molte attività che traggono beneficio, direttamente o indirettamente, dall'economia turistica. Si continua a chiedere sacrifici alla gente e alle piccole imprese, ma non abbiamo ancora visto provvedimenti concreti ed efficaci di taglio alle spese pubbliche improduttive”.


 


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