Economia

La ripresina c'è ma solo per le grandi aziende: i tanti "piccoli" sono ancora in alto mare

Un po' di ottimismo arriva direttamente dal rapporto del secondo trimestre 2013 di Unioncamere. Ma è una piccola luce in mezzo alla notte nera delle imprese di casa nostra. Bene il settore della moda e della chimica ma sono una piccola fetta dell'economia umbra

Mentre nello stivale la crisi economica preme come un macigno e le maggiori aziende, targate made in Italy, vengono vendute sotto gli occhi di tutti, l’Umbria sembra che stia andando leggerissimamente contro corrente. A dirlo sono i dati di Unioncamere che, analizzando un campione di 500 imprese del settore manifatturiero, hanno registrato una ripresa, se pur lieve.

A pagare lo scotto della crisi economica rimangono le piccole imprese, mentre per la prima volta le grandi imprese registrano un aumento della produzione. Forte rimane l’export, fonte di prezioso guadagno per le imprese del manifatturiero.  Ma a farla da padroni sono il settore della moda e della chimica.

Cattiva notizie per i settori che riguardano i mobili, il legno e il ferro, la crisi economica colpisce ancora e i fatturati rimangano sotto la media.  Per quanto riguarda invece il Commercio l'indagine congiunturale evidenzia tendenze contrapposte: diminuiscono le vendite degli esercizi al dettaglio a specializzazione alimentare mentre, in controtendenza rispetto ai due trimestri precedenti, migliorano lievemente i risultati degli altri esercizi commerciali.

Sfiducia comunque da parte degli imprenditori che volgendo lo sguardo verso il futuro si aspettano un‘ulteriore diminuzione delle vendite e degli ordinativi ai fornitori. Ma non tutto è perduto,  segnali migliori arrivano dal Cruscotto statistico, grazie al quale Unioncamere Umbria fotografa in modo periodico lo stato dell'economia attraverso i dati aggiornati di un campione di oltre 58.000 imprese. Nel secondo trimestre è stato infatti registrato un rafforzamento numerico del sistema imprenditoriale umbro.

È però il gentil sesso a dare grandi speranze con un amento dell’1% delle imprese femminili. Ma se da una parte le donne imprenditrici aumentano, dall’altro i giovani non credono più nelle proprie capacità. Una diminuzione del 3% delle imprese giovanili lo attesta. Un quadro sommario, ma che fa tirare un piccolissimo sospiro di sollievo.


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