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Perugia: all' Urban parte una nuova serata, HeyBoyHeyGirl

HEY BOY HEY GIRL. HBHG è la nuova serata di marchio Urban che va ad abbracciare le sonorità tipiche del cantautorato indie di matrice elettronica, passando per il trip hop, il big beat ed inevitabilmente il rock psichedelico/elettronico.
La scelta del nome va ad omaggiare quegli anni 90 che hanno dato vita a questa scena e sottocultura, che poi si rivelò fenomeno di massa e cult negli anni a venire.

Per il primo appuntamento on stage un'artista che ha sin da subito incantato pubblico e addetti al settore con la sua voce intensa, ma allo stesso tempo delicata, e con la sua notevole maturità sia nella scrittura che nella composizione, nonostante la giovane età.

On stage Birthh

Birthh è l’oscuro alter-ego di Alice Bisi, “la coscienza di una ventenne che spende la maggior parte del proprio tempo a pensare a eventi apocalittici”. Un personaggio che, per prendere in prestito il titolo di una delle canzoni del disco, si definisce “Queen Of Failureland”, una giovane regina che non trova pace: “I thought love was enough / But truth is love is dead”. Born In The Woods non è solo la voce di questo personaggio, è il suo stesso corpo: con i suoi colpi di cassa a mimare un inquieto battito cardiaco, i respiri affannosi tra i versi, le sue chitarre nauseanti, i suoi cori caldi, quasi tangibili, intrecciati a tappeti sintetici che avvolgono ed entrano nelle vene. Anche le parole di queste canzoni sono colme di riferimenti alla fisicità, alla carne stessa attraverso cui Birthh si racconta: “I'll be poison in your blood / And I'll be darkness in your eyes / And I'll be propane in your lungs” proclama Wraith, mentre Chlorine descrive un avvelenamento da amore: “You're chlorine in my veins / The blood flooding to my brain”. L’esito in ogni caso è fatale: “Kill my senses now, I don’t mind / if you want death, darling, death you’ll find” (Senses). Il suono di questo tormento mostra una grande attenzione per i particolari e un gusto per le atmosfere downtempo e ambient. «Ho preferito che i suoni del Wurlitzer e di gran parte delle chitarre avessero un certo timbro lo-fi, a fare da contrasto ai suoni precisi e netti dei beat e degli arpeggiatori. Anche l’organo e l’armonium sono stati inseriti con lo stesso scopo. Mancano quasi del tutto gli elementi della batteria acustica. Abbiamo lavorato molto per aggiungere suoni percussivi presi dalla quotidianità (snap, battiti di mani, acqua, porte che sbattono…) e integrarli dentro ritmi frammentati, a volte disorientanti. In gran parte dei brani non abbiamo usato nemmeno il basso: mi piaceva l’idea di poter fare un disco di musica elettronica senza l’ausilio di questo elemento centrale: per ottenere quella profondità abbiamo optato per delle casse con una frequenza bassissima». Born In The Woods unisce la sensibilità di una scrittura cantautorale, dalle evidenti radici folk, alle ricercatezze degli arrangiamenti elettronici. Il vero elemento distintivo del disco restano le armonie vocali (artificiali e non), che portano le canzoni a climax dai toni quasi gospel, e fanno parlare l’intensa voce di Birthh direttamente al cuore.

Prima e dopo di lei in consolle:
Stefano Tucci
Max-P
Val Maz


Navette da piazza Grimana
Andata ore 23:30 / 00:15
Ritorno 04:00 / 05:00


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