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VISTI PER VOI Dallo schermo al palcoscenico: “Regalo di Natale” al Morlacchi

Trionfa al Morlacchi “Regalo di Natale” dal film omonimo di Pupi Avati, uscito nel 1986 e seguito dal più fiacco “Rivincita di Natale” (2004)

Dallo schermo al palcoscenico. Trionfa al Morlacchi “Regalo di Natale” dal film omonimo di Pupi Avati, uscito nel 1986 e seguito dal più fiacco “Rivincita di Natale” (2004).

L’avevamo apprezzato un paio d’anni fa al Mengoni di Magione, lo ritroviamo in veste rinnovata e ancora più divertente nel capoluogo. Almeno nella prima parte, dove le gag risultano irresistibili e fanno da pendant con la seconda parte fortemente drammatica.

Le gag potenziate sono quella del (finto) meccanico compiacente che deve assecondare la scusa di Franco per la mancata partecipazione alla cena di Natale in famiglia. Oltre al resoconto puntuale di come il mondo della cultura e della comunicazione siano di fatto in mano a una stucchevole gerontocrazia. Materiale nuovo che diverte e fa ridere fino alle lacrime. Proprio per la sua patina di verità.

I magnifici cinque rispondono ai nomi di Gigio Alberti, Giovanni Esposito, Valerio Santoro, Gennaro Di Biase e Fulvio Pepe.

Merito del regista Marcello Cotugno aver operato un convincente spostamento cronologico al 2008, anno della crisi economica globale.

Il gioco d’azzardo diventa così una possibile chiave per risolvere i problemi economici. Ma tutti ne escono perdenti.

Quattro amici di vecchia data, Lele, Ugo, Stefano e Franco, si ritrovano la notte di Natale per giocare una partita di poker. Ma questi rapporti mostrano da subito un che di strano. Infatti tra due di loro era sceso il gelo, legato a un torto in amore. Si ritrovano, grazie all’inganno dei rispettivi amici.

Il pollo da spennare è un misterioso e patofobico, (sedicente) avvocato Santelia, un ricco industriale contattato da Ugo per una giocata con la trappola. È Franco quello che spera di risolvere i problemi economici facendo il colpo gobbo.

La partita si regge sull’imbroglio e sull’equivoco. È in gioco la vita di ciascuno dei protagonisti, fatta di fallimenti e inganni. E lo spettatore sta al gioco, fra risate di cuore e commozione. Attenzione: il finale dello spettacolo non è quello del film.