Politica

Congresso Pd Umbria, Bori apre la porta: "Progetto unitario, c'è spazio per le migliori energie"

Il candidato unico: "Non manterrò la carica di capogruppo in consiglio regionale"

Congresso del Partito Democratico dell'Umbria, ne è rimasto uno solo. Tommaso Bori. Cioè il 'candidato unico', per dirla in politichese, alla carica di segretario regionale: “Il confronto interno – dice – non può trasformarsi in uno scontro. Uno scontro in cui tutto è ammesso e tutto è lecito, compresi modi e toni fuori luogo in un consesso democratico”. Il riferimento, non velato, è ai tre ex candidati che si sono ritirati dalla corsa (Torrini, Presciutti e De Rebotti) e ai mesi di battaglia interna che si sono dipanati dal giorno dell'indizione del congresso. “Forse questo è il primo vero congresso del Partito Democratico dell'Umbria. Le tante tensioni e fibrillazioni forse sono dovute dal fatto che si ridà veramente parola agli iscritti, mettendo al centro persone, progetti, programmi e una squadra nuova”. Detto in altro modo: “Questa volta non è deciso a tavolino da quattro capicorrente”.

E ancora: “Sono due anni che siamo commissariati fuori da ogni regola e che abbiamo accumulato una serie di sconfitte. La nostra comunità ha una grande voglia di riscatto – sottolinea Bori – serve voltare pagina. L'unico modo per farlo è insieme”. Da qui un'apertura del candidato unico: “Questo congresso è un punto di partenza, non di arrivo. E' un punto di inizio, per costruire su basi nuove. Le tante persone che in buona fede avevano creduto a progetti alternativi al nostro penso che debbano avere cittadinanza in questa ripartenza. E io mi farò carico di un progetto unitario che le includa”. Altro sentiero per arrivare allo stesso punto: “Credo nella pluralità, che è nel dna del Partito Democratico: recupererò le migliori energie che erano nelle liste degli altri”.

Poi, il futuro. Il Partito Democratico, dice Bori, “in Umbria deve ricostruire l'alternativa alla destra e alla Lega. Il dissenso che stanno stanno accumulando in Regione e nelle città dobbiamo trasformalo in un consenso nei nostri confronti con un progetto alternativo alla destra peggiore di sempre. In questo ci servono organismi legittimati, una squadra e un progetto per l'Umbria e per le città. Ci candidiamo per questo, per una nuova stagione per l'Umbria e per il Pd. A partire da Perugia”.

E si arriva alla questione del punto di singolarità: capogruppo in consiglio regionale e segretario regionale. “Io in questo – spiega Bori – inverto le logiche del passato: prima ci si candidava a segretario regionale per entrare in consiglio regionale. Io non devo chiedere nulla, quello che ho ottenuto l'ho ottenuto da solo”. Altro modo: “Non mi devo servire del ruolo, sono al servizio di quel ruolo. L'esatto contrario di quello che accadeva in passato”. L'anomalia, aggiunge, durerà poco: “Non manterrò la carica di capogruppo in consiglio regionale, sono contrario all'accumulo di cariche. Appena ci sono le condizioni la lascerò”.