Politica

Emanuele Filiberto vuole Brunello Cucinelli, ma lui: "Amo così tanto la politica che non la faccio"

Il rampollo di casa Savoia fonda un partito e chiama l'imprenditore, ma lui smentisce e al Foglio dichiara di pensare solo a salvare l'Italia

Emanuele Filiberto fonda un partito e chiama Brunello Cucinelli (già tirato per la giacchetta per vederlo alla guida della Regione Umbria o in qualsiasi posto di comando). Il re del cachemire smentisce con un’intervista al Foglio.

“Ma come si può smentire un principe. Ho preferito lasciar correre e farmi solo una risata. Ma chiariremo successivamente la natura di questo sorriso” dice Cucinelli in riferimento all’uscita del principe Savoia. “Mi ha contattato. Io conosco i suoi genitori da molto tempo. Mi ha chiesto di fare una chiacchierata e io non mi sono rifiutato”. Cucinelli assicura che hanno discusso, ma non di politica, tanto meno di fondare un partito: “Dieci minuti di conversazione sul web fino a ieri sera quando mi chiama il rettore dell’università di Perugia e mi dice: ‘Ma hai visto? Dicono che sei candidato con il principe’. Abbiamo alzato le spalle ed entrambi ci siamo guardati come si guardano gli amici che capiscono ogni cosa. È chiaro che non faccio parte di nessun movimento. Nessun partito”.

Cucinelli pensa alla politica in maniera più filosofica, come i suoi maestri antichi: “Non voglio candidarmi perché, come dice Socrate, conosco un poeta che, quando decise di fare politica, ha rovinato la sua poesia. E poi con il principe” ha detto ancora al Foglio. “Io amo la politica e la amo così tanto che non la faccio. Il mio ruolo è un altro. È fare buona impresa, occuparmi della nostra Italia, ma in modo diverso. Adesso sono in ufficio. Stiamo per lanciare le nuove collezioni. Ognuno raccoglie quello che semina”.

Nell’intervista Cucinelli parla di un’altra politica, quella alta, che si deve occupare dei bisogni dei cittadini, degli imprenditori, facilitare il lavoro: “C’è un’economia da riallineare. Io faccio il tifo per l’Italia. La sfida non è di Conte, ma nostra. Non è retorica. Venite nelle fabbriche e guardate quanta intensità. Tutto il dolore accumulato sta sprigionando creatività”.

E in chiusura di intervista non poteva mancare il pensiero filosofico, la massima che indica il cammino da percorrere: “Questo dolore metterà all’angolo gli arroganti. Addolorati e impauriti torneremo alla gentilezza, all’amabilità. Ci interesseremo all’origine. Chiederemo come e dove una cosa sia stata fatta. Non volgeremo più le spalle alle povertà”.


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