Politica

Dimissioni Marini, il giorno della verità: il voto in consiglio regionale, gli interventi

Il consiglio regionale inizia in ritardo nel giorno della verità. Sul tavolo le dimissioni di Catiuscia Marini da presidente della Regione Umbria

Il consiglio regionale inizia in ritardo nel giorno della verità. Sul tavolo le dimissioni di Catiuscia Marini da presidente della Regione Umbria. La maggioranza tenta la carta del respingimento, per portare la legislatura oltre l'autunno. Il gong suona alle 10.56, quasi un'ora dopo l'orario annunciato. 

Comincia Silvano Rometti (Ser) che pianta il primo paletto: “In virtù delle dimissioni della presidente della Giunta è necessaria una discussione politica sulle comunicazione della presidente stessa. Bisogna valutare i 9 anni che abbiamo alle spalle e chiederci cosa succede se interrompiamo la Decima legislatura in modo disordinato, con una campagna elettorale che durerà sei mesi. La valutazione sulle ultime due Legislature non deve basarsi sulle voci negative che dipingono questa Regione in modo non veritiero. Chi arriverà dopo di noi troverà un Ente sano e ben amministrato. La nostra sanità, lo ha riconosciuto il Ministro Grillo, è una eccellenza. I fondi europei sono stati ben spesi, per la crescita e lo sviluppo. Se oggi chiudiamo la Legislatura, alcune misure resteranno in sospeso, anche quelli sulla riforma della sanità e le decisioni sui fondi comunitari. Il clima intorno a noi non consente di arrivare alla scadenza naturale me c’è modo e modo di arrivare al voto anticipato, entro la fine del 2019. Non dobbiamo, noi, riconoscere una colpa sulla quale si potranno dare giudizi in futuro. Sono convinto che le dimissioni della presidente siano state frettolose, vedendo anche quello che succede in altre zone d’Italia”. 

Poi tocca a Giacomo Leonelli, il consigliere del Pd che ha messo in crisi la maggioranza, preannunciando il suo nient al respingimento: “Non voterò il respingimento delle dimissioni della Presidente in mancanza di un fatto nuovo e conclamato oggi in Aula che renda politicamente non procrastinabile la chiusura della legislatura. Dobbiamo rispondere a due domande: qualcuno può avvalorare la tesi che non vi sia stato alcun comportamento di esponenti del Pd che non abbia assunto una logica clientelare nei concorsi pubblici lesiva della meritocrazia? C’è la certezza assoluta che anche solo una parte infinitesimale del consenso del Pd sia stato costruito con una logica clientelare nei concorsi? La risposta a queste domande è il crocevia ineludibile per questa vicenda. Prima viene l’autorevolezza delle istituzioni, che è connessa alla forza dell’istituzione stessa. Se chi la rappresenta ha la sensazione di essere nella situazione di non poter esercitare la propria funzione con autorevolezza fa bene a fare un passo indietro come ha fatto la presidente Marini. Lascia invece perplessi l’investitura di Aula e maggioranza di questa situazione. Anche perché le dimissioni non possono intendersi di natura strettamente politica. Per il Pd prima di tutto è necessaria una riconnessione emotiva con gli elettori e militanti che sono sconcertati da questa situazione, ma nessuno parla di giustizia a orologeria. Dobbiamo dare modo alla nostra comunità, oggi colpita e ferita, di essere orgogliosa del proprio partito. Per farla non basta chiedere scusa. Va ribadito con forza che per noi l’unico criterio possibile per la selezione nei concorsi deve essere il merito. Chi utilizza altri criteri fuori dal nostro perimetro etico e valoriale. Ringrazio la presidente Marini per questi quattro anni che hanno rappresentato una crescita importante per me e nei quali sono stati raggiunti risultati rilevanti che dobbiamo rivendicare. Non ci piegheremo alla logica dell’opposizione che rappresenta l’Umbria come una landa desolata da conquistare. L’Umbria non merita questa rappresentazione. Se gli umbri sono orgoglioso della propria terra qualche merito va anche alla maggioranza di sinistra che l’ha sempre governata”. 

Per Marco Squarta, consigliere di Fratelli d'Italia, “è ora di mettere fine alla legislatura ed andare al voto. Non ci sono più le condizioni per andare avanti perché non esiste una maggioranza forte e credibile per affrontare i numerosi temi irrisolti da tempo e presenti sul tavolo. Il nostro è un giudizio negativo sul lavoro svolto dalla Giunta, basta guardare i dati riferiti al Pil rispetto all’occupazione e alla crescita. C’è un forte allarme legato alla disoccupazione. Sono moltissimi i giovani che non studiano e non lavorano. Ci sono state e sussistono ancora migliaia di crisi aziendali. I giovani ‘migliori’ se ne vanno. La politica non è riuscita a dare soluzioni. Gli umbri non possono più attendere. Abbiamo presentato, nel corso della legislatura molti atti di indirizzo, alcuni dei quali non sono neanche stati discussi. Nel programma di legislatura, nel 2015, dicevate di lavorare per un Umbria più forte, ma a distanza di 4 anni gli umbri non stanno meglio. Rispetto alle infrastrutture, a partire dall’aeroporto, sono stati fatti annunci faraonici, ma che poi si sono trasformati in autentiche fake news. Sul Frecciarossa non si è avuto il coraggio di allargare il servizio con politiche adeguate, importantissime per il turismo e per l’economia in genere. Rispetto alla sanità, comparto che gestisce il 75 per cento del bilancio regionale (1,7 miliardi di euro) non è ancora stato aggiornato il Piano regionale. Intanto le liste di attesa si allungano ed i migliori medici se ne vanno. Servono scelte spartiacque tra passato e futuro, serve un governo regionale forte e credibile. Siamo oggi a dodici mesi dalla fine naturale della legislatura e con una maggioranza così frammentata non si può pensare di risolvere tutti i problemi emersi nell’arco dei quattro anni. Per questo la legislatura va interrotta oggi chiamando gli umbri quanto prima al voto”.

Poi parla Claudio Ricci, del gruppo misto: “Di fatto ciò che è avvenuto rende conclusa la legislatura con esiti negativi soprattutto verificatisi nella sanità, che impegna il 58,5 per cento del totale ed è su questo che si viene a percepire un valore negativo, che bisognerà ricostruire nei prossimi anni con credibilità, scegliendo sempre il merito ed il meglio, soprattutto in ambito sanitario. Mi rimetto alla professionalità della magistratura per chiarire la vicenda giudiziaria e verificare le responsabilità. Mi auguro che avvenga con tempestività e incisività ma i processi si fanno in tribunale e non in piazza, frase che condivido e che vale per tutti e vale sempre. Non mi ascrivo dunque alle piazze che giudicano, mi tengo comunque i miei dubbi. La missione sanità, con i suoi esiti negativi, non può che portarci alla fine della legislatura e alla conferma delle dimissioni della presidente della Giunta. La prossima amministrazione della sanità sappia controllare e sia in grado di ricostruire la credibilità e dimostrare che alla base di ogni scelta vi sia il merito. Le discrasie erano evidenti da molto tempo: nell’ultima parificazione della Corte dei Conti sul bilancio consuntivo 2017 è emerso ciò che è stato definito ‘ricorso ingiustificato a proroghe contrattuali in materia di sanità. Sul piano gestionale così non si ottimizzano le risorse, come invece si potrebbe fare. Nel 2016 il Collegio dei Revisori de conti citava che ‘dall’esame delle delibere si evidenzia un reiterato ricorso all’istituto della proroga contrattuale, in conflitto con il vincolante principio del divieto di rinnovo dei contratti pubblici in materia sanitaria. Nel 2015 le nostre numerose interrogazioni, da parte di numerosi consiglieri regionali, evidenziavano quella che fu definita allora come ‘eccessiva cristallizzazione’ su certi ambiti. Per il futuro dunque si punti alla ottimizzazione delle risorse, a partire da un unico coordinamento per le quattro direzioni generali e le due Usl, che consentirebbe anche un maggiore controllo”.

Alza la voce a favore della Marini, invece, dal misto, Attilio Solinas: “Riconosco il lavoro fatto in questi anni e confermo la fiducia nella presidente Marini. Le dimissioni della presidente si è dimessa per motivi etici, unica tra i governatori italiani (di centrodestra e centrosinistra) che avevano e hanno imputazioni ben più pesanti dei suoi. Dobbiamo dare atto alla presidente della coerenza e del senso etico dimostrato difendendo l’integrità delle istituzioni. Forse la presidente ha ceduto alle pressioni mediatiche di quei giorni. Nelle parole della presidente è emerso il richiamo ad alcune forti interferenze politiche sulla sua decisione di dimettersi. La presidente ha lasciato aperto uno spiraglio non dichiarando irrevocabili le sue dimissioni, come invece hanno voluto fare altri, delegittimando la presidente della Giunta, che è stata costretta a dimettersi dal suo partito in un momento di debolezza politica. La questione è politica, visto che in Calabria e nel Lazio non sono state pretese le dimissioni dei presidenti della Regione. È stata una forzatura per interrompere la Decima legislatura, legata a giochi di potere dentro il Pd. Ci sono leggi in sospeso che i cittadini attendono e il cui iter è stato interrotto. Voterò a favore del respingimento delle dimissioni, politiche, della presidente, attaccata da fuoco amico. Lo sciacallaggio politico non l’ha fatto la minoranza, che ha taciuto”.

Il consigliere regionale della Lega, Valerio Mancini, non ha dubbi: “Noi accettiamo le dimissioni della Presidente della Giunta. La Marini si è dimessa per una guerra interna al Pd. Una guerra che però pagano i cittadini umbri, che non se lo meritano. E la pagano in ambito sanitario, di lavoro, di infrastrutture, di opportunità. Quando si rapportano con la sanità non sanno se hanno di fronte gli uomini migliori oppure quelli che rispondono a una corrente di partito o ad un’altra. Quello che è emerso non riguarda solo la presidente Marini ma un’intera classe politica e sanitaria che ha gestito la sanità umbra. E questa è una responsabilità del Pd. Sarà la magistratura a stabilire le colpe giudiziarie. Ma dal punto di vista politico la Marini ha firmato le dimissioni da sé. E domani non finisce il mondo. Gli umbri andranno avanti. Serve cambiare, al di là delle dimissioni della Presidente Marini. La minoranza in questi anni ha presentato centinaia di atti che sono finiti nel secchio dell’immondizia, come l’atto in cui si chiedevano meccanismi di rotazione di dirigenti nel settore sanitario. Voi non l’avete votato e oggi raccogliete i frutti di quelle scelte sbagliate. I cittadini sono stufi, vogliono essere ascoltati. I cittadini sono tutti uguali. Mettiamo il merito davanti a tutto nelle università, nelle partecipate. Serve rinnovare un po' l’aria”. 

Per Andrea Liberati, consigliere regionale del Movimento 5Stelle, “oggi si conclude una cavalcata durata 49 anni, fatta di esperienze, di persone, di produzione legislativa ed amministrativa, di atti di maggioranza e opposizioni. Serve introdurre un’analisi politica, culturale e sociale sui motivi per i quali gli umbri hanno sempre confermato il consenso alla stessa linea politica, ideologica e culturale. Questo duraturo potere è stato possibile anche grazie a vastissime complicità e coperture da parte di un vasto sistema che gli stessi magistrati hanno ritenuto di abbattere. Pochi hanno denunciato certi tipi di situazioni. Nel 2016 abbiamo fatto quello che era richiesto anche ad altri. La missiva che abbiamo ricevuto, da cui sarebbe scaturita questa parte di storia, era sicuramente arrivata anche a molti altri, tra cui diverse forze politiche di opposizione, stampa, e altri ancora. Il sottoscritto, per avere alzato la testa in questi quattro anni, si è beccato una valanga di querele, richieste di risarcimento danni per 4milioni di euro, ma assicuro che ho la forza morale per resistere a questo e molto altro. Oggi, in questo disorientamento generale va portata avanti con onestà intellettuale un’analisi più ampia affinché certe situazioni non accadano mai più, al di là della contingenza giudiziaria e di quello che sarà l’esito delle indagini, al di là della piazza mediatica o popolare. Oggi è urgente fare un passo indietro per farne due in avanti. Il fronte va allargato anche a altre istituzioni, tra le quali l’Università chiamata ad una presa di coscienza seria da parte dei candidati al rettorato che finora non c’è stata. Abbiamo giustamente, in questi giorni, evitato qualsiasi accanimento, abbiamo evitato di profonderci in affermazioni di ogni genere quando ormai era tutto abbastanza chiaro. La notte è alta ed il buio è profondo, ma si possono intravedere i primi segni di una luce nuova. Serve un diverso approccio con la cosa pubblica per coltivare un sogno di libertà di competenza, di trasparenza, di onestà innanzitutto intellettuale, di rispetto del merito dei crediti, delle competenze, che finora non c’è stato. Un giudizio politico su altri aspetti riguarda il degrado delle relazioni con le multinazionali sul fronte ambientale, la vicenda della chiusura della FCU, il tema dei collegamenti ferroviari e non solo, ci sono una serie di criticità che hanno condotto l’Umbria a un severo arretramento nell’ambito delle opportunità e dell’attrattività. Serve assunzione di responsabilità da parte di ogni rappresentanza politica. Andare a elezioni anticipate per quanto necessario non sarà una passeggiata e ognuno delle persone in campo e ognuno dei candidati dovrà avere come stella polare un impegno supplementare rispetto a una situazione emergenziale dal punto di vista culturale, che poi è alla base dell’arretramento economico. Coltiviamo la speranza che ci possa essere un sussulto da parte di quelle che sono state finora delle caste che hanno tenuto tutto con la naftalina, hanno congelato ogni possibilità di avanzamento. È necessario iniziare a parlare di temi seri che sono rimasti in un angolo per dieci, venti anni. L’Umbria è diventata la seconda Regione dell’Italia meridionale dopo l’Abruzzo, perché questi sono i parametri economici che emergono. Occorre proporsi in modo diverso, occorre un approccio totalmente nuovo, e allora, la notte buia e fredda potrà essere superata e sarà l’alba di un nuovo giorno”.

Sergio De Vincenzi (misto-Umbrianext): “Finalmente siamo a dibattere delle dimissioni della presidente, lo stillicidio sembra volgere al termine. É evidente il dissenso dell’opinione pubblica sui fatti emersi, di fatto viene chiesto un cambio di passo, oltre all’assunzione di responsabilità. Allungare i tempi fino a oggi non ha fatto bene a questa comunità. Io stesso provo disagio a vivere questa situazione. Nel 2015 intervenni sulle linee guida della presidente e feci un appello: dopo aver vinto per il rotto della cuffia e a fronte di un 50 per cento di astensionismo dissi di non governare con presunzione e arroganza e di tenere conto delle necessità sempre più impellenti delle famiglie e delle fasce deboli. Poi c’è stato lo strappo con l’assessore Barberini per le nomine in sanità. Nel 2017 fu dibattuta e approvata la legge sull’omofobia, le mie parole non furono nemmeno ascoltate, appelli caduti nel vuoto. La cronaca oggi ci dice che è stato fatto un grande danno alla nostra società regionale, adesso la giustizia farò il suo corso ma il giudizio è inequivocabile: cambiare pagina e ricostruire sulle macerie provocate dal danno arrecato. Siamo una Regione benchmark, con i conti a posto, ma la sanità non è solo economia, è anche organizzazione, che si costruisce sulla fiducia e sulle relazioni, oltre che in un modo di agire trasparente e tenendo conto del merito. L’ultimo piano sanitario è del 2011, lo invochiamo da inizio legislatura, il piano trasporti adottato si rivela non efficace e non rispondente alle necessità, il Piano rifiuti andava rivisto, poiché nel 2024 la nostra capacità di smaltimento sarà esaurita. Occorre riorganizzare tutta la macchina regionale. Il consigliere Solinas ha detto che in questi giorni la minoranza non ha detto nulla, ma la minoranza ha tenuto un profilo basso per rispetto dell’istituzione, delle persone che vi lavorano con serietà e dei cittadini. Non siamo stati in silenzio, abbiamo fatto diverse segnalazioni: sui concorsi per chi diventa dirigente di sé stesso, chiedendone la sospensione, sugli appalti in proroga da anni, temi che avremmo voluto affrontare ma non è stato possibile farlo. Pensiamo anche al saldo demografico negativo, gli umbri stanno scomparendo, è un dato non solo demografico, spariscono le tradizioni, gli usi, il cuore di una regione che ogni anno viene visitata da milioni di persone. Tanti giovani se ne vanno perché qui non hanno modo di costruirsi un futuro, la povertà relativa che emerge dagli ultimi rapporti fanno dell’Umbria la regione in testa a questa negativa classifica. Non si può andare avanti così. Questa pagina va voltata, bisogna riprendere una politica dal basso, dove ognuno diventi protagonista nella propria comunità”.

Emanuele Fiorini (Misto-Fiorini per l’Umbria): “È arrivato il momento di dire basta e di tornare al voto per dare al popolo la possibilità di scelta. L’alternanza nella gestione della cosa pubblica fa bene alla democrazia. La politica ha bisogno di un serio percorso di moralizzazione. In questa Aula mi sono spesso occupato di sanità, e ho sempre denunciato le storture del sistema. Avete malgovernato e gestito servizi pubblici per accumulare voti. E ora lasciate dietro di voi macerie. Lo scandalo della sanità suscita un grave disorientamento nei cittadini. Senza la presenza di alti dirigenti compiacenti questo clamoroso scandalo non sarebbe mai esploso. Ci sono dirigenti e tecnici preparati e capaci, ma messi all’angolo perché gli sono stati preferiti colleghi politicamente orientati. La colpa più grave dei politici del Pd è non aver preteso di aver al proprio fianco professionisti di livello e pronti a non piegarsi alle loro richieste, di solito orientate a accrescere il proprio bacino di voti. Quando presentai la modifica della legge regionale per la nomina dei dirigenti, voi avete votato contro. È ora di farla finita con la politica all’interno della sanità. Il vostro progetto politico è giunto al capolinea. Fatevene una ragione e lasciate queste poltrone. Ora tocca a noi ricostruire la cosa pubblica, per recuperare la credibilità perduta. È giusto che la politica torni ad essere la voce del popolo”.

Carla Casciari (Pd): “Ho scelto fino ad ora di rimanere in silenzio per rispetto della magistratura e delle persone coinvolte nell’inchiesta. Mi auguro che la classe politica di cui faccio parte sciolga ogni dubbio nel modo più rapido. C’è un popolo che è rimasto stordito da tanto clamore mediatico, tanto da sollevare dubbi sulla moralità di tutta la pubblica amministrazione. La sanità regionale non è fatta solo di posizioni apicali, ma di migliaia di persone che lavorano con dedizione e professionalità, garantendo un servizio di riconosciuta qualità. Nel centrosinistra umbri militano tante persone oneste che pretendono una analisi lucida e delle spiegazioni su quanto emerso. L’Umbria è terra piccola e fiera e chiede risposte a coloro che sono stati democraticamente eletti. Non accetto lezioni di mascherata moralità da altre forze politiche che in altri contesti sono coinvolti in ben altre vicende di malgoverno. Gli standard raggiunti dalla nostra sanità sono stati raggiunti garantendo servi e mantenendo i bilanci in ordine. Ho letto prese di posizione e comunicati che dipingono un gruppo consiliare ‘in agonia’ ma questo non corrisponde al vero. Ora più che mai serve agire con determinazione, con un cambiamento culturale e generazionale. Bisogna aprire il partito e il centrosinistra, come abbiamo fatto nei molti Comuni che andranno al voto, con candidati civici che cercano di riconnettersi al mondo della sinistra. Dobbiamo riaffermare con orgoglio un’idea di sinistra che ad oggi si trova in difficoltà. Non credo si debba abbandonare la nave che affonda ma prendere atto delle difficoltà senza rinnegare ciò che è stato fatto. L’Umbria non ha bisogno di essere liberata e nemmeno del chiasso mediatico che diventa un’arma elettorale”.

Per Fabio Paparelli, vicepresidente della giunta regionale, “siamo chiamati a dare risposta ai bisogni degli umbri. Abbiamo la responsabilità di dare risposte ad una comunità che deve affrontare problemi complessi, a cui la politica deve poter fornire una indicazione chiara sul futuro. Oggi in gioco non c’è solo la nostra credibilità ma quella delle istituzioni che rappresentiamo. Non è il tempo dei lunghi coltelli o de veleni che gettano discredito sulla classe politica. Servono rigore e fermezza, senza giudizi sommari o liquidatori. La presidente si è assunta un fardello superiore a quello che gli spettava. A lei va riconosciuto il rigore e la dirittura morale. Non possiamo cedere alla tentazione delle scorciatoie. Dobbiamo interrogarci sugli errori, sull’adeguatezza del livello del controlli. Si tratta di interrogativi che devono trovare risposta in una proposta politica per il futuro. La sanità umbra, grazie a migliaia di operosi professionisti, offre un servizi di alto livello. Il modo migliore di chiedere scusa è di migliorare le regole per i concorsi e maggiore trasparenza nei percorsi amministrativi, di intervenire sulle liste di attesa, di mettere al riparo la gestione operativa da influenze improprie. Come Giunta stavamo già lavorando da tempo in questa direzione. La presidente Marini è stata un punto di riferimento in molti momenti, anche drammatici, di queste due Legislature, come durante il sisma. Andiamo orgogliosi, tra l’altro, di aver ottenuto una misura certa del danno indiretto del terremoto. Siamo riusciti a fare fronte agli effetti negativi del sisma sul turismo, superando una campagna di comunicazione imprecisa e dannosa. Esiste un motivo tutto politico per cui credo che si debba chiudere una fase della storia della sinistra umbra. La partita è tra due visioni di società, una delle quali è la paura e una visione feudale. A chi pensa che la Lega sia la risposta ai mali umbri dico di guardare a guardare a quello che viene fatto dai qui rappresentanti. Basta guardare a come vengono governate Terni e Montefalco, Spoleto. Queste forze politiche non hanno capacità di gestione e di governo. Per tutti questi motivi respingo le dimissioni della presidente Marini”.

Maria Grazia Carbonari, consigliere del Movimento5Stelle, ha specificato: “Ho in animo di non voler infierire. Ho voluto portare in questi anni le nostre proposte, le avrei volute condividere, ma i nostri atti sono rimasti chiusi nei cassetti perché qui comandate voi, e allora l’approccio è cambiato. Con spirito dubitativo ho controllato tutti gli atti, anche le delibere di Giunta, le segnalazioni che via via venivano fatte, ho sempre chiesto ma le sentite anche voi? Ogni settimana i cittadini segnalavano qualcosa, e si firmavano e mettevano il proprio indirizzo. Perché non siete voluti intervenire? I cittadini chiedevano aiuto, sono venuti a chiedere risposte, ma sono stati ignorati. Perché tutto oggi è emerso? Forse anche grazie al Movimento 5 stelle. E non si può dire che nessuno sapeva niente. Oggi è tardi per fare riflessioni. Nelle riunioni del Comitato di controllo di questa Assemblea sono emerse situazioni da controllare, gare che non venivano fatte e proroghe continue. Nessuno mi ha mai ascoltato quando chiedevo di convocare tutti i membri dei Collegi sindacali delle Asl, queste cose sarebbero emerse prima. Nessuno ha tenuto conto delle relazioni dei Collegi e delle relative perplessità che emergevano. Era già tutto scritto ma nessuno ha voluto ascoltare. Le riflessioni di oggi sono giuste ma bisognava farle prima. Ho chiesto più volte l’intervento della Corte dei Conti, era necessario fare uno stop e resettare tutto. Le giuste soluzioni c’erano ma nessuno ha voluto vederle. Sento dire oggi che va fatta attenzione al merito, ma finora si è privilegiato il diplomato Isef anche a fronte di laureati in legge. Questo modo di fare getta discredito su tutti i dipendenti pubblici, la maggior parte dei quali sono persone oneste che lavorano bene. É ora di uscire da questo palazzo, riascoltare quello che dicono i cittadini. Spero che questa sia la giornata conclusiva di questa legislatura”.

Roberto Morroni di Forza Italia ha dichiarato: “Oggi l’Assemblea è chiamata a un compito straordinario, un fatto eccezionale inedito nella storia politica regionale. Le istituzioni democratiche costituiscono l’elemento centrale di garanzia di un sistema fatto di diritti e doveri in capo a ogni individuo, mai e poi mai esse possono trasformarsi in generatori di privilegi. Quando ciò accade si minano le fondamenta stesse del tessuto democratico, in quanto vengono offesi e lesi quei principi basilari di libertà, di equità, di giustizia sociale posti a tutela di ogni cittadino, principi che sono elementi costitutivi e qualificanti di ogni ordine basato sulla sovranità popolare. La vicenda esplosa in queste settimane impone riflessioni sul piano squisitamente politico. Qui non si tratta di attestarsi su posizioni che riflettano la nostra contrapposizione tra garantisti e non, una contrapposizione spesso ricorrente e francamente a volte anche un po’ stucchevole. Il garantismo è un imperativo e lo è non solo per chi giudica sacro e irrinunciabile l’insieme di principi che sostanziano lo stato di diritto, ma anche per tutti coloro che reputano essenziale, per il naturale e fisiologico funzionamento della vita democratica, la separazione tra poteri, la loro autonomia e indipendenza e il loro esercizio al riparo da ogni forma di strumentalizzazione. L’inchiesta in corso ha portato alla luce una realtà inquietante, la cui gravità va al di là e al di sopra dell’eventuale valenza penale delle condotte individuali che sarà compito esclusivo della magistratura accertare ed eventualmente perseguire. L’ampio perimetro e i ruoli di primaria responsabilità dei soggetti al centro dell’indagine, il carattere sistematico dei condizionamenti evidenziati sono elementi che reclamano una netta, severa e inappellabile condanna sul piano politico. Il profilo è quello di un esercizio disinvolto e spregiudicato del potere, focalizzato sul bisogno di autoperpetuarsi. Un potere che sa essere arrogante, ma che si dimostra non in grado di fare i conti con i chiari segnali di stanchezza e logoramento di un’esperienza politica che dopo quasi 50 anni dimostra di avere ormai esaurito la propria capacità di rappresentare adeguatamente le istanze e le aspettative della comunità umbra. L’Umbria ha bisogno di alternanza ed oggi attende un segnale immediato che consenta di riannodare quel legame di fiducia tra cittadini e palazzo. Il ricorso alle elezioni anticipate rappresenta un passaggio di certo traumatico, ma necessario ed ineludibile per ridare autorevolezza e piana credibilità agli organi di governo della Regione”.

Eros Brega, uscito dal Pd ed entrato nel gruppo misto-Liberi e forti, ha spiegato che "respingere le dimissioni della presidente Marini che nei prossimi giorni saprà valorizzare questo segnale che arriva dall'Assemblea. Abbiamo sbagliato tutti. Nessuno può sfilarsi e dirsi immune dalle responsabilità politiche se oggi ci troviamo in questa situazione. Dobbiamo riconoscere i nostri errori e lavorare per fare una riflessione che ci consenta di lasciare al futuro qualcosa di migliore. Non si può andare oltre qualche mese, ma usiamoli per fare una profonda riflessione politica, senza trovare capri espiatori. Dovremo analizzare i tanti errori, mettendo anche sul piatto i risultati conseguiti, con i quali l’Umbria si è evoluta. Dobbiamo fare una riflessione da consegnare a chi verrà dopo di noi per evitare che si facciano gli stessi errori politici e consegnargli un’armonia diversa. Abbiamo pensato di più alla nostra competizione interna che a un vero governo a 360gradi. Oggi non è il momento di dire ‘io mi sfilo’. Ma da cosa? Politicamente non c’è nessuno di noi che si possa sfilare. Anche l’opposizione, che deve costruire una classe dirigente alternativa a chi governa. L’alternanza di governo, che auguro, è positiva per le comunità”.

Per Gianfranco Chiacchieroni, capogruppo del Pd, “tutti dobbiamo interrogarci su questi anni. L’opposizione ha decapitato il proprio candidato presidente. Due gruppi sono quasi scomparsi. Nel 1960 e 1966, per iniziativa dei parlamentari umbri e non, venne approvata una mozione e poi un ordine del giorno sullo stato di arretratezza dell’Umbria. Nel giugno 1965, per richiamare l’attenzione delle forze politiche e sociale alla necessità di agganciarci alla fase di sviluppo che il Paese stava vivendo, ci fu uno sciopero generale delle campagne umbre. Il regionalismo ci ha permesso di attivare quei processi a cui faceva riferimento Brega. In questi anni, dentro la crisi, abbiamo cercato di fare la ‘Regione leggera’ a cui aveva mirato l’ex presidente Bruno Bracalente. Ci sono state riforme e razionalizzazioni, obbligate dalla crisi economica incombente. Abbiamo affrontato momenti terribili come il sisma. Rispetto alla sanità, vanno tenuti in considerazione sia l’indagine in corso che le valutazioni molto positivee del Ministro. L’Umbria dispone di strutture ospedaliere rinnovate come a Perugia, Pantalla, Branca grazie all’azione della Regione. Tutto questo ottimizzando risorse che si sono ridotte ogni anno. Serve ora una riflessione sui sistemi di controllo, sulla valorizzazione della meritocrazia, sull’approvvigionamento del personale. Andranno approfondite alcune questioni relative alla sostituzione di elementi di punta dei servizi sanitari. Se i fatti al centro delle indagini venissero confermati ci sarebbe una grave compromissione della fiducia dei cittadini verso le istituzioni. Sul piano penale la responsabilità è personale, ferme restando le responsabilità politiche. I processi comunque li fanno i giudici ed occorre dunque separare queste responsabilità da quelle penali. Vanno ricordate le garanzie costituzionali e la presunzione di innocenza che vale per tutti. Dobbiamo affrontare questa difficile fase in maniera sempre di più concertata con le altre componenti consiliari. Dopo il voto favorevole che il gruppo del Pd auspico darà alla mozione per il ritiro delle dimissioni, la prospettiva è la fine anticipata della legislatura. Grazie alla presidente Marini per tutto ciò che è stato fatto per la nostra comunità e per l’Umbria”.