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Perugia, la quarantena di Falasco: "Cosmi infuriato non lo dimenticherò, ma io sono da Grifo"

Il difensore, a casa come gli altri grifoni per l'emergenza coronavirus, si allena a distanza con i vicini Rajkovic ("Un grande") e Nicolussi ("Farà strada") e gioca alla play schierandosi a sinistra in difesa: "Il 3-5-2 è il mio modulo ideale"

Il Perugia è in quarantena per l'emergenza coronavirus, che ha costretto a fermare anche i campionati, ma c'è qualche grifone meno solo di altri in questi giorni di isolamento. Uno di questi è Nicola Falasco, che continua in parte a sentire aria di spogliatoio: “Nel residence dove vivo hanno un appartamento anche Nicolussi Caviglia e Rajkovic, così fortunatamente riusciamo ad allenarci un po' insieme rispettando comunque la giusta distanza. Per il resto passo il tempo giocando alla play, ma senza il mio parrucchiere Mazzocchi – dice sorridendo il 26enne difensore biancorosso – mi si sono allungati i capelli”. 

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Più serio si fa invece quando parla del suo Veneto stremato dall'epidemia, lui che è padovano di Piove di Sacco: “Cerco di sentire il più spesso possibile i miei genitori e i miei nonni anziani, che stanno tutti a casa e fortunatamente stanno bene. Ho però tanti amici anche nella zona di Brescia, dove sono stato 6 anni, e una ragazza che conosco bene e lavora all'ospedale civile mi racconta brutte cose. Stando a casa speriamo che tutto questo finirà presto”. Difficile con questo stato d'animo pensare alla ripresa degli allenamenti e del campionato, ma Falasco ci prova: “Dopo un brutto periodo nelle ultime due gare con Benevento e Salernitana la squadra ha dato segnali positivi. Anche se questo stop condizionerà un po' tutti a livello fisico, sono certo che possiamo finire bene il campionato. Ne sono convinto, la squadra è competitiva e molto forte, il nostro obiettivo sono i playoff e io sono sempre stato sicuro di raggiungerli”. 

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E sicuro era anche in estate, quando voleva far ricredere la società che aveva deciso di cederlo: “Io ho sempre pensato ad allenarmi bene, leggendo poco i giornali e le notizie. C'era la possibilità di andare al Chievo ed ero combattuto: volevo restare al Grifo ma c'era la possibilità di avvicinarmi a casa in quel periodo in cui mia madre si era operata. Alla fine sono rimasto e ho sempre dato il massimo in ogni allenamento. Con Oddo poi mi sono trovato subito bene, perché mi ha dato sempre fiducia. Io ho cercato di ripagarlo e di dimostrare anche alla società, sempre nel rispetto di tutti, che magari poteva sbagliare”. A gennaio poi è arrivato Cosmi, con cui c'è stato subito feeling ma anche un momento di burrasca dopo il rosso rimediato da Falasco a gara finita proprio a Verona, nel match perso contro il Chievo: “Quei dieci minuti dopo il rientro negli spogliatoi non me li dimenticherò mai, ma il mister ha fatto bene a dirmi tutto quello che mi ha detto:  avevo sbagliato e me lo meritavo. Alla ripresa poi ho chiesto scusa ai compagni e allo staff”. 

Apprezzato dai due tecnici per la sua affidabilità e la capacità di giocare in più ruolo, Falasco sembra volersi specializzare: “Nel passaggio al 3-5-2 di Cosmi mi sono trovato bene, è il mio modulo preferito sia come terzo che come quinto. In carriera ho fatto anche il terzino o il centrale, ma devo dire che giocare terzo di sinistra in difesa mi piace così come impostare da dietro anche se devo lavorare e migliorare nella fase difensiva, soprattutto nell'uno contro uno”. 

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Qualche consiglio intanto lo chiede al suo vicino di casa Rajkovic: “Abbiamo un bel rapporto e parliamo spesso, da lui ho solo da imparare. È stato in un certo senso sfortunato, perché dopo il fallimento del Palermo si è ritrovato in B mentre è un giocatore di categoria superiore”. Quello che può diventare l'altro suo dirimpettaio: “Nicolussi farà strada. Da tempo non vedevo un ragazzo così giovane con una testa come la sua. Ha l'obiettivo di arrivare a grandi livelli e ha tutto per riuscirci: mentalità, tecnica, forza nelle gambe e il giusto atteggiamento. Non pensa altro che calcio, forse anche troppo: l'altro giorno gli ho aperto la macchina e  nel cofano aveva cinque palloni. Essersi allenato un anno con i campioni della Juventus lo ha aiutato: già dai primi allenamenti e dalle prime partite con noi sembrava un veterano”.


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