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Luchini, una vita dentro il Grifo: "Santopadre come D'Attoma. Cosmi? Ora conta fino a dieci"

Lo storico massaggiatore e responsabile dei fisioterapisti biancorossi, in biancorosso dal 1966: "Spagnoli e Damaschi due grandi presidenti, Gaucci unico. Serse è cambiato e ha un grande staff, il suo nuovo Perugia è forte ma forse manca un Materazzi"

In un calcio che sembra aver ormai ammainato ogni bandiera, ce n'è una che sventola ancora fiera e orgogliosa nel Perugia e ha il volto di Renzo Luchini. Dal 1966 a oggi, fanno 54 anni di Grifo senza interruzioni se non quella brevissima durata dal 2008 al 2010: "Non smetterò mai di ringraziare Roberto Damaschi che riportò me e l'ex segretario Ilvano Ercoli, fatti fuori da un personaggio che non voglio nemmeno nominare (l'ex patron Leonardo Covarelli che portò il Grifo al fallimento nel 2010, quando proprio Damaschi fece ripartire il club dalla Serie D per riportarla tra i pro, ndr). Eravamo considerati un peso, due personaggi non vincenti". 

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Eppure in tutte le pagine più belle del Perugia, dall'imbattibilità in A del 1978/79 alle promozioni fino al trionfo in Intertoto, il massaggiatore Luchini c'era come del resto anche in quelle più tristi: "Il giorno degli arresti per il calcioscommesse all'Olimpico di Roma c'ero, ricordo che Ilario (Castagner, ndr) mi chiese di portare la valigia a Zecchini e a Della Martira che erano stati arrestati, mentre Casarsa non c'era e Paolo Rossi fu lasciato libero". Oggi 75enne e responsabile dello staff dei fisioterapisti biancorossi, ha vissuto l'epopea dell'era D'Attoma e di quella Gaucci. "Fu Lino Spagnoli a permettermi di seguire il corso da fisioterapista a Roma, pagando di sua tasca, e questo non lo dimenticherò mai". Dal Santa Giuliana poi il Grifo si trasferì a Pian di Massiano nel nuovo stadio che prenderà poi il nome di Renato Curi, morto sul campo con la maglia del Grifo addosso e l'8 sulle spalle. Vani i primi soccorsi che proprio Luchini prestò al centrocampista: "È stato emozionante vedere Falcinelli entrare con il suo numero ed è lo stesso che porto io sulle divise che ci dà il magazziniere". 

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Erano gli anni del Perugia dei miracoli, capitanato dal presidente Franco D'Attoma: "Fu lui a inventare lo sponsor sulle maglie e Santopadre mi ricorda lui per la sua furbizia, perché anche il nostro attuale presidente senza grandissii risorse ci fa stare bene e ci va vivere campionati di Serie B di livello. Due persone capaci di tirare fuori l'olio dalle querce". Un capitolo a parte merita Luciano Gaucci: "Un vulcano, faceva il duro ma aveva un grande cuore. Anche i ritiri che imponeva erano 'punitivi' per modo di dire, perché poi portava il pesce per tutti o mi chiamava per farmi organizzare i tornei di briscola. Mi chiedeva di dire ai ragazzi che i premi li portava lui, magari un paio di Rolex o di Longines ed ecco che tutti a quel punto volevano partecipare".

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Fu a quei tempi che conobbe mister Serse Cosmi: "L'ho ritrovato carico come allora ma più quadrato, oggi prima di dire qualcosa ci pensa non cinque ma dieci volte". Una nuova versione anche quella di Roberto Goretti: "È cresciuto molto da quando era calciatore. Ora è il direttore, ha la bacchetta del comando e la sa usare molto bene. In generale comunque i calciatori non sono più gli stessi di una volta: nei ritiri si è passati dai tornei di carte ai tablet e agli smartphone di oggi. In mezzo c'è stata persino una parentesi in cui c'era qualcuno leggeva libri come Sollier, che li scriveva anche, o Paolo Rossi".

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Cambiato, con il passare dei decenni è anche il suo lavoro: "Prima il massaggiatore era importante ma poco considerato, quasi fosse un 'omino da lavoro'. Allora poi bastava la 'spugna magica' quando si entrava in campo per soccorrere un infortunato, adesso se non ti aggiorni resti tagliato fuori". E lui è un appassionato di tecnologia: "Mi piacciono i droni - spiega -. Ho iniziato ad usarlo un po' con mister Bisoli e poi ancora di più con Bucchi, ma anche con Cosmi abbiamo ricominciato a farlo: riprendo gli allenamenti dall'alto per farli studiare al suo match analyst Salvatore Polino che è bravissimo, così come è molto bravo e mi ha sorpreso il suo vice Fabio Bazzani. Era un grande calciatore ma non pensavo sarebbe diventato allenatore: Serse qui a Perugia ha ricreato un grande staff".

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Uno staff che lavora per tenere la squadra pronta in caso di una ripresa del campionato dopo la fase più acuta dell'emergenza coronavirus: "Io intanto passo la quarantena tenendomi in forma nell'orto o curando le mie piante, ma la vedo dura una ripartenza. Qui si parla di tenere ancora a casa gli over 60 e a quel punto io non potrei esserci e nemmeno Serse potrebbe andare in panchina - sorride amaro -. Diventa difficile isolare per settimane un gruppo di 50-60 persone come quelle che compongono una squadra di calcio". Ma in caso di ripartenza Luchini è fiducioso: "In questo Grifo manca forse un Materazzi, capace di rimproverare a muso duro gli altri quando serve, ma i titolari sono molto forti. Il Perugia può ancora far bene".


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